TERMOLI. Continuamo la nostra rivisitazione nei vecchi mestieri che comunque ancora oggi resistono al progresso ed anzi si adeguano alle nuove tecniche per poter continuare ad operare. Questa volta ci occupiamo del barbiere o meglio conosciuto oggi come parrucchiere. Lo facciamo andando a trovare ormai uno degli ultimi artigiani, perchè questo è sicuramente un mestiere di artigianato della vecchia guardia, il signor Leo Mascitto che ha la sua ‘bottega’ lungo il corso Nazionale, originario di San Martino in Pensilis, ma residente a Termoli da oltre 50 anni.
L'altro collega che ancora è in attività termolese con qualche anno in piu' di anzianità di servizio è Peppino Perazzella che ha il suo ‘atelier’ alla stazione ferroviaria. Signor Leo ‘u' varviere’, come ci tiene a specificare lui in termini dialettali, come si diventa un buon barbiere e come si riesce a durare così per tanti anni attraversando tante mode? Come lo è diventato lei? “Allora le dico che per diventare un ottimo barbiere o varviere, un buon maestro, devi iniziarlo a fare quando hai sette, otto, nove, dieci anni perchè devi fare il cosiddetto ragazzo di bottega, che quando esisteva e non c'erano le leggi di oggi che proibiscono il lavoro minorile, anche perchè erano tempi diversi, svolgeva mansioni che andavano dallo spazzare per terra, pulire la polvere, andare dai clienti dopo il taglio all'ordine di spazzola ragazzo, mentre quelli già un po' più pratici insaponavano il viso. Ecco queste erano le cose che poi ti facevano imparare il mestiere, adesso non si può più come dicevo perchè sono cambiate le leggi e sono cambiate anche le situazioni.
Io che già oggi faccio fatica a guadagnare per me, come posso permettermi un lavorante di vent'anni e pagargli uno stipendio regolare? Non si può. Quando a sette anni lo facevo io mi davano venti lire alla settimana, per andare al cinema ne occorrevano cinquanta e allora penso che era lo stesso. Mio papà di nascosto dava le venti lire al mastro per farmi imparare il mestiere, oggi a vent'anni a parte che un ragazzo non imparerà mai perchè i giovani hanno altre idee per la testa, ma non sanno nemmeno cosa significhi il sacrificio. So che ritornare a quei tempi oggi è impossibile". Una volta è vero che all'alba c'erano già clienti dietro la porta della bottega, soprattutto i marinai che dovevano andare per mare?
"Il barbiere faceva le barbe ai poveri e ai ricchi fin dalla mattina alle 5 per un’intera giornata e per portare a casa un incasso, che era quello che era, non era facile con le barbe. Non è che guadagnavi chissà cosa, noi aspettavamo chi si doveva tagliare i capelli e quelli che non avevano soldi tagliavano i capelli ogni 20- 25 giorni, adesso che i soldi un po' ci sono vengono ogni sei mesi anche perché- e gli scappa una battuta- ora ci sono i soldi ma non i capelli, questo nei paesi come il nostro. Nelle grandi città i prezzi sono più alti ed il lavoro c'è". Signor Mascitto mi dicevano gli anziani che u' varviere di una volta si distingueva non solo tagliando barba e capelli ma anche in altre ‘operazioni’. "E ' vero, u' varviere de na vota sapeva fare tante cose, sapeva fare il medico, applicava i ‘sanguette’ in dialetto (in italiano le sanguisughe) che in quei tempi servivano per fare i salassi e far abbassare la pressione sanguigna, tiravano i denti, operavano anche alcuni foruncoli che venivano fuori appena finita la guerra e tramite u' varviere anch'io ho fatto un qualcosina del genere, non molto perchè già non si usava più farlo perchè poi sono arrivati i dentisti, i medici laureati, ma è grazie al barbiere che sono usciti pure i tecnici ospedalieri, senza di noi loro non provavano mai".
Un lavoro davvero interessante il barbiere? "Sicuramente si, ora però siamo stati soppiantati ed io dico siamo rimasti fessi- e giù una bella e grassa risata- si diceva una volta che chi sposava un artiere (artigiano) stava bene a casa, era ricco, mentre gli altri erano costretti ad andare a lavorare nei campi, ora i tempi sono cambiati, le donne governano e comandano la situazione con la famosa parità". Lei comunque ha insegnato ad uno dei suoi figli, Cesare, il mestiere ed ora opera a Termoli in zona sud. "Di questo ne vado fieramente orgoglioso, questo per me è il mestiere più bello che esista sulla faccia della terra e per questo sono contento per mio figlio, qui si tratta sempre con tanta gente, il bravo, il cattivo, il fesso, il ricco, il politico, insomma tutti i ceti sociali passano di qui". Ma allora è vero che dal barbiere, o u' varviere, è anche la bottega del gossip o meglio dove si spettegola su chiunque? "Una volta si era vero perchè molti non sapendo nè leggere nè scrivere, venivano da noi riportando fatti e fattarelli privati del paese, insomma le ultime notizie della giornata.
Insomma oltre al medico e dentista facevate anche i giornalisti, ci rubavate già allora il mestiere? "Il barbiere è come se fosse un giornalista, come le dicevo allora sapeva leggere, il cliente spesso no, lui leggeva al cliente, insomma faceva da cassa di risonanza". 58 anni a tagliare capelli e radere barbe, chissà quante tonnellate di capelli avrà tagliato, ma è vero che i capelli tagliati venivano riusati per altri fini? "Ma no, i capelli tagliati vanno buttati! Una volta li ritiravano ma quelli da donna, quelli lunghi, perchè ci facevano le parrucche o li mettevano alle bambole". Certo però che voi barbieri nella vostra lunga storia siete passati attraverso periodi davvero duri prima i capelloni, ora tutti pelati. "Certo, ora noi dobbiamo ringraziare quelle aziende che hanno inventato le macchinette a pochi soldi fai da te che permettono di tagliare e modellare i capelli a casa e noi qui a guardare. Poi se il taglio è riuscito bello o brutto non importa, il reale look della persona è tramontato, non importa più essere presentabile o no, ma io vi dico chiudendo qui: attenzione, guai a perdere definitivamente il barbiere anzi ve lo sottolineo, u’ varviere!”
Leo Mascitto, uno che ancora è lontano, nonostante quasi sessant'anni di attività sul campo, dall'appendere la forbice al fatidico chiodo. Nonostante le macchinette e i ‘pelati’ per moda
venerdì 12 febbraio 2010
L'antico mestiere de 'U varviere' ai giorni nostri
Powered by Blogger.
0 commenti:
Posta un commento