IL MESTIERE DI RACCOGLIERE I CAPELLI, LO RACCONTA UN MUSEO
Oggi si vendono su Ebay o in appositi negozi, e si e' pure pensato di raccoglierli in trecce per fermare l'emorragia nera nel golfo del Messico. Servono a fare parrucche, extensions, toupet, acconciature posticce, e 30 cm valgono circa 45 euro. I capelli si commerciano, e non da ieri: fino a pochi decenni fa le ragazze delle campagne ne vendevano trecce lunghissime in cambio soltanto di un pezzo di stoffa. A raccoglierli, i cavie', o pelhassiers: uno dei tanti mestieri itineranti che si sono persi con il boom economico, e che nelle valli cuneesi era molto diffuso.
A Elva (Cuneo), in valle Maira, apre per tutto luglio il Museo dei Pels, una collezione etnografica dedicata alla figura dei raccoglitori di capelli. Nel paesino della Valle Maira - centotre abitanti, una corona di montagne e l'antica parrocchiale di Santa Maria Assunta, con affreschi del Quattrocento e campanile romanico - quella dei capelli era, almeno a partire dall'Ottocento, una vera e propria industria che impiegava 500 degli allora mille abitanti.
I cavie', come venivano chiamati nel dialetto locale, partivano all'inizio dell'autunno, quando i lavori agricoli erano terminati, verso il Veneto, a caccia di donne e ragazze disposte a cedere le proprie chiome per qualche lira, o piu' spesso per un pezzo di stoffa o un foulard. Il 12 maggio rientravano tutti a Elva: era San Pancrazio, la festa del Patrono. Come tutti i mestieri itineranti dell'epoca - arrotini, stagnini, acciugai - battevano tutta l'Italia del Nord, fino al mare. I capelli piu' pregiati erano quelli piemontesi; il Friuli era un bacino di caccia eccellente, piu' giu' delle Marche non si scendeva perche' i capelli delle donne del sud erano giudicati troppo spessi e scuri. Di solito compravano a trecce, ma in caso di scarsita' andavano bene anche i capelli rimasti nel pettine o ''cavei del pentu'', da cui l'espressione ''del pentu'' per indicare qualcosa di poco valore.
Tornati ad Elva, i cavie' affidavano i sacchi di capelli a donne e ragazze, che li pettinavano e li lavavano, mazzettandoli a seconda del colore, della lunghezza e della testura, poi li spedivano ai grossisti. I capelli diventavano parrucche pregiate per nobili e alti borghesi in tutta Europa e oltre: i capellai di Elva commerciavano con la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, gli Stati Uniti, l'Argentina, l'Australia.
La storia di questo mestiere e' ricostruita al museo di Elva, che apre solo su prenotazione durante tutto l'anno e a luglio e' invece eccezionalmente sempre aperto. Ospita testimonianze, fotografie, immagini, documenti commerciali. Il percorso comprende anche la visione di un film-documentario intitolato ''La strada dei capelli'', e audioguide in italiano, inglese, tedesco e occitano.
Per informazioni e approfondimenti sulla storia dei cavie', www.comune.elva.cn.it. (ANSA).
giovedì 15 luglio 2010
IL MESTIERE DI RACCOGLIERE I CAPELLI, LO RACCONTA UN MUSEO
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