lunedì 9 novembre 2009

Rapina in banca a Cagliari E' la "Banda delle parrucche"

Assalto poco dopo le 15:30 alla sede della Banca di Sassari di via Zagabria a Cagliari dove due banditi, armati e mascherati con parrucche e occhiali da sole, si sono impossessati del denaro presente in cassa e sono fuggiti dopo aver chiuso gli impiegati in bagno.

Il 19 gennaio del 2007 la banca era già stata visitata da un bandito fuggito con 14.400 euro. Quattro giorni dopo aveva consegnato parte del bottino al parroco della chiesa dei santi Giorgio e Caterina. Quel che resta della “banda delle parrucche” ha colpito ancora. Alle 15,40 due individui, foulard sul viso e strana capigliatura in testa, entrano nella sede della Banca di Sassari di via Zagabria. Uno, pistola in mano, tiene in ostaggio i tre dipendenti - due donne e un uomo - e un cliente. L'altro salta dietro il bancone arraffa un po' di banconote e si fa consegnare una cassetta con dentro 6.000 euro. Poi le quattro persone vengono rinchiuse nel bagno. Un giro di chiave e via. Una fuga in sella a uno scooter, anche se qualcuno nota un Porsche Cayenne allontanarsi a velocità folle. Dieci minuti dopo una persona entra in banca. Nota che non c'è nessuno dietro gli sportelli, sente qualcuno picchiare su una porta e chiedere aiuto. Spaventato, esce dalla filiale e avvisa il 112. Verso le 16 la notizia è ufficiale: i banditi con la parrucca sono tornati.

PAUSA ESTIVA A luglio i carabinieri del nucleo investigativo provinciale avevano arrestato un rapinatore ne avevano iscritti altri due nel registro degli indagati. Erano solo una parte della “banda delle parrucche” che nei due mesi precedenti aveva svaligiato sette fra istituti di credito e uffici postali a Cagliari e nell'hinterland, raggranellando in tutto circa 135 mila euro. I militari non erano ancora riusciti a dare un volto ad altri due componenti. Per le modalità del colpo è possibile che siano loro ed abbiano deciso di indossare nuovamente le parrucche.

QUATTRO MINUTI Il turno pomeridiano (dalle 15 alle 16) è arrivato a metà. Il blitz è rapido: quattro minuti. Entrare in banca con la pistola (probabilmente giocattolo) è semplice. Una volta dentro, uno dei due rapinatori minaccia i tre impiegati e punta l'arma contro l'unico cliente. «State tranquilli. Vogliamo i soldi e nessuno si farà male». Poche parole che tradiscono un accento sardo. L'altro bandito rovista nelle postazioni dei cassieri. Poi si fa consegnare da un impiegato una cassetta. Dentro ci sono 6.000 euro. Il passo successivo è organizzarsi una fuga tranquilla. I rapinatori obbligano i dipendenti e il cliente a entrare nel bagno. La serratura viene chiusa a chiave. Poi escono. Sotto i portici di via Zagabria non c'è nessuno. Da lontano qualcuno avrebbe visto i due banditi salire su uno scooter, altri parlano di una Porsche Cayenne che sgomma e si dirige verso via Mercalli.

LA LIBERAZIONE Dentro il bagno i minuti trascorrono lenti. Una delle impiegate non sta bene: la paura e lo choc le fanno tremare le gambe. I compagni di disavventura la fanno sdraiare. Dieci minuti dopo un cliente entra in banca. Dietro gli sportelli non c'è nessuno. I rumori che provengono da una stanza e le urla confermano che c'è qualcosa di strano. Col telefono cellulare chiama il 112. Sul posto arrivano i carabinieri della stazione di Villanova. Sono loro a liberare i prigionieri. Subito dopo intervengono i rinforzi: i militari del nucleo radiomobile della compagnia di Cagliari, coordinati dal tenente Giuseppe Pischedda, e i colleghi del nucleo investigativo provinciale. I quattro testimoni del colpo vengono ascoltati. Poi si passano al setaccio i filmati delle telecamere. Un dato sembra essere certo: la modalità della rapina è simile a quelle dei colpi che la “banda delle parrucche” aveva usato tra maggio e luglio.

«HO AVUTO PAURA DI MORIRE» È buio quando il cliente-ostaggio esce dalla banca. Capelli rasati, felpa scura con cappuccio e giubbotto blu ammette di aver avuto paura: «Quando uno dei rapinatori mi ha puntato l'arma addosso ho visto la morte in faccia». Ventotto anni, dipendente di una ditta che lavora per l'Arst, si ricorda solo della parrucca grigia indossata da uno dei due malviventi. «Dopo questa esperienza», aggiunge, «non avrò più molta voglia di entrare in una banca. Anche se per un istante ho avuto la folle idea di cercare di dare un pugno a un bandito». Dal vicino bar “Nuovo boomerang” nessuno ha notato niente di strano. «Lo abbiamo saputo da un cliente che ha visto le auto dei carabinieri», raccontano la titolare e suo figlio, «È probabile che i rapinatori siano passati dall'altra parte: a quell'ora non c'era nessun negozio aperto».

IL PRECEDENTE Il 19 gennaio del 2007 la Banca di Sassari era già stata visitata da un rapinatore. Volto scoperto e pistola in mano era fuggito con 14.400 euro. Quattro giorni dopo, aveva messo una parte del bottino (11.540 euro) in una busta consegnandola al parroco della chiesa dei santi Giorgio e Caterina, ai piedi di Monte Urpinu.


fonte http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo/153615

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