MIAO SI GIRA
Visitate la nuova mostra di Fermo Immagine il Museo del Manifesto Cinematografico di Milano.
venerdì 17 dicembre 2010
mercoledì 1 dicembre 2010
Parrucche e rapine
Un binomio troppo spesso utilizzato ...parrucche e rapine..
Trieste: rapina in banca con bottino di oltre 30mila euroCronacaT
rieste, 30 nov. - (Adnkronos) - Due banditi, travisati da parrucche e passamontagna, hanno rapinato la Banca di Credito Cooperativo del Carso in via del Ricreatorio, a Opicina, una frazione di Trieste. Il bottino e' di oltre 30mila euro. I malviventi indossavano guanti in lattice e hanno terrorizzato la cassiera con urla, minacce e spintoni, fino a costringerla a farsi consegnare il denaro contenuto nella cassa. Le immagini delle videocamere sono al vaglio della Polizia scientifica.
Sembra che i banditi abbiano raggiunto Trieste e poi siano fuggiti con una automobile che hanno abbandonato non distante dalla banca rapinata, risultata rubata a Gorizia. Lungo la statale 202 li aspettava un complice. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile della Questura in collaborazione con la Polizia di Frontiera e la Questura di Gorizia. I banditi si sarebbero espressi in italiano
fonte http://www.libero-news.it/articolo.jsp?id=542138
Trieste: rapina in banca con bottino di oltre 30mila euroCronacaT
rieste, 30 nov. - (Adnkronos) - Due banditi, travisati da parrucche e passamontagna, hanno rapinato la Banca di Credito Cooperativo del Carso in via del Ricreatorio, a Opicina, una frazione di Trieste. Il bottino e' di oltre 30mila euro. I malviventi indossavano guanti in lattice e hanno terrorizzato la cassiera con urla, minacce e spintoni, fino a costringerla a farsi consegnare il denaro contenuto nella cassa. Le immagini delle videocamere sono al vaglio della Polizia scientifica.
Sembra che i banditi abbiano raggiunto Trieste e poi siano fuggiti con una automobile che hanno abbandonato non distante dalla banca rapinata, risultata rubata a Gorizia. Lungo la statale 202 li aspettava un complice. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile della Questura in collaborazione con la Polizia di Frontiera e la Questura di Gorizia. I banditi si sarebbero espressi in italiano
fonte http://www.libero-news.it/articolo.jsp?id=542138
martedì 23 novembre 2010
parrucche e gatti....umani torna CATS

Grande ritorno al Teatro Alfieri di Torino, da oggi al 28 novembre, per il musical Cats per gli spettatori della serie “Il Fiore all’occhiello” del cartellone della Compagnia di Torino Spettacoli.
Cats è un musical del 1981 composto da Andrew Lloyd Webber su testi di Thomas Stearns Eliot (con aggiunte di Trevor Nunn e Richard Stiloge). È uno dei più grandi successi teatrali di tutti i tempi per spettatori, numero di recite e incassi, vince la sfida anche in Italia e a grande richiesta torna infatti in scena nella stagione 2010/11. Il musical si basa sul libro di Thomas Stearns Eliot ‘Old Possum's Book of Practical Cats’, una raccolta di poesie aventi gatti come protagonisti. Le poesie erano in realtà inizialmente lettere che il poeta scriveva ai suoi nipotini e che vennero poi successivamente pubblicate. Lloyd Webber ha musicato tutte le poesie della raccolta per costruire la storia del musical, oltre al materiale inedito fornitogli dalla vedova di Eliot. ‘Memory’, la canzone più famosa del musical, è stata scritta da Trevor Nunn ispiratosi alla poesia di Eliot ‘Rapsodia su una notte di vento’, ed è stata incisa da circa 150 artisti diversi. Cats è andato in scena in prima mondiale al New London Theater nel West End di Londra nel 1981. A Broadway il musical debuttò al Winter Garden Theatre nel 1982. Lo spettacolo è andato in scena in Italia per la prima volta al Palatrussardi di Milano nel 1995. Il 28 ottobre 2009 ha debuttato al Teatro Sistina di Roma la versione italiana della Compagnia della Rancia diretta da Saverio Marconi con le coreografie e la regia associata di Daniel Ezralow (spettacolo più visto della stagione teatrale 2009/2010, secondo la Borsa Spettacolo AGIS). Un po’ di cifre: la produzione di Cats a Londra divenne il musical continuativamente più rappresentato con 6.141 repliche. Cats festeggiò la sua 6.138ª replica a Broadway superando il record di repliche per un musical. Chiuse con ben 7.485 rappresentazioni. In totale è stato rappresentato in 26 paesi in più di 300 città e tradotto in dieci lingue.
In Italia il successo di Cats è dovuto alla Compagnia della Rancia, preparata all'altezza di Broadway. L’edizione della Compagnia della Rancia, definita dalla stampa, al suo debutto, come il musical dell’anno, ha già incantato più di 200.000 spettatori in oltre 160 repliche, facendo registrare il pieno nei teatri di tutta Italia. Proposto in italiano grazie alla traduzione di Michele Renzullo e Franco Travaglio, Cats vede la regia di Saverio Marconi, la regia associata e le coreografie di Daniel Ezralow, i costumi della maison Coveri e le musiche eseguite dal vivo da una orchestra di 16 elementi diretta dal maestro Vincenzo Latorre. Un nome che spicca fra tutti, degno delle più grandi produzioni liriche, è quello della straordinaria artista genovese Giulia Ottonello. Questa edizione però non è una pura traduzione, come è accaduto invece in oltre 20 paesi dove è stata rappresentata nell’edizione originale, bensì una rilettura dello storico musical a trent’anni dal debutto, che dà vita a un allestimento moderno e innovativo. Una nota particolare va attribuita ai costumi realizzati da Francesco Martini Coveri, dopo un’approfondita ricerca sui movimenti e le espressioni del mondo felino. Coveri è partito dallo studio delle forme e dei costumi storici di Cats per arrivare a realizzarne di più morbidi e fluidi, con l’intento di rendere i gatti vivi, contemporanei, quasi pop, risultando soprattutto unici. Inoltre la creatività e l’esperienza in campo teatrale di Zaira De Vincentiis sono state dedicate alla realizzazione di parrucche e make-up che caratterizzano ancora di più le personalità dei singoli personaggi, attraverso un complesso processo di trasformazione da umano a gatto. Infine vi è una nuova ambientazione, carica di suggestioni, anche per la scenografia disegnata da Gabriele Moreschi: i gatti di Jellicle italiani si incontrano nella discarica vicino a un vecchio luna park, ispirato a quello storico di Coney Island. La non tradizionale e quindi nuova regia interpreta l’incontro dei 25 gatti dispettosi, golosi, raffinati, magici, sensuali, come una grande festa: nella notte più speciale dell’anno, infatti, essi si riuniscono per conoscere il gatto che avrà il privilegio di salire verso il Dolce Aldilà per rinascere a nuova vita. Tutti i gatti del quartiere di Jellicle si ritrovano per l'annuale ballo e per festeggiare il vecchio gatto Old Deuteronomy, loro capo. Nel corso della festa uno dei gatti sarà scelto e avrà l'onore di ascendere al paradiso dei Jellicle Cats, l'Heaviside Layer, ma prima i gatti si presentano e raccontano la loro storia. La festa è turbata da due avvenimenti: la comparsa in scena di Grizabella, un tempo affascinante gattina che dopo aver abbandonato il gruppo si è ritrovata sola, abbandonata e in miseria; e le improvvise apparizioni del malvagio Macavity, che rapisce Old Deuteronomy gettando gli altri gatti nello sconforto. Macavity si ripresenta sotto le spoglie di Old Deuteronomy, ma è riconosciuto e scacciato. Per recuperare il loro capo, i gatti Jellicle chiedono aiuto al magico Mister Mistoffelees, assistito dall'affascinante Cassandra. Quando il gruppo si è riunito e la serenità sembra essere tornata, riappare Grizabella che si rivolge ai compagni di un tempo chiedendo di essere perdonata e riammessa fra loro (con la canzone più celebre del musical, Memory). E Old Deuteronomy concede proprio a lei il privilegio di salire la scala che la porterà al paradiso. Questa volta, in via eccezionale, i gatti hanno invitato anche gli umani alla festa, per far conoscere loro, attraverso questi racconti speciali e la condivisione di tante emozioni, quanto siano animali particolari e abbiano una visione del mondo unica. Tra suggestivi giochi di ombre cinesi, un enorme carrello da supermercato, gomitoli di lana, numeri acrobatici, momenti di pura agilità tra balzi, arrampicate e felpate invasioni in platea, ha preso forma uno spettacolo assolutamente originale in cui si spiega lo strano rapporto, descritto dal bellissimo libro di Eliot, che esiste fra i gatti e gli uomini. Il tour prevede in successione temporale il Teatro Civico di La Spezia, il Teatro Verdi di Firenze, il Gran Teatro di Padova, il Teatro Ponchielli di Cremona, il Paladozza di Bologna, il Teatro Comunale di Modena, il Teatro Fraschini di Pavia, il Teatro Traiano di Civitavecchia, il Teatro Gesualdo di Avellino, il Teatro Verdi di Salerno, il Teatro Politeama di Catanzaro, il Teatro Metropolitan di Catania e infine il Palalottomatica di Roma.
fonte http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=8364
venerdì 19 novembre 2010
COCAINA NASCOSTA NELLE PARRUCCHE

Qualcosa da dichiarare? domanda tipica all'areoporto delle Malpensa...ma ...
perquisendo i bagagli, gli agenti entrano in contatto "con una parte della vita privata della persona fermata". Se il soggetto è un doppio fondista, i cani solitamente riescono a cogliere gli odori e, addestrati ad associare agli odori il proprio gioco, iniziano a scodinzolare e a raschiare. "A volte viene creato un doppio fondo nelle suole delle scarpe, in questo caso basta piegarle: se non si piegano, allora c'è qualcosa che non va. Sono capitati diversi casi di cocaina trasportata in parrucche, oppure all'interno di un fondo, creato appositamente, di un set di pentole. Un passeggero proveniente dal Paraguay con una collezione di stoviglie al seguito, qualche sospetto sicuramente lo desta. Molto spesso sono occultamenti fatti ad hoc: il doppio fondo delle pentole era perfetto, le pentole erano state prodotte appositamente per il trasporto della cocaina. Poi, ci sono soggetti che tentano la sorte, lasciando sostanze stupefacenti sparse nella valigia, oppure occultandole sotto i vestiti. C'è anche chi, riveste quadri o tele con pasta di coca (come è successo il 30 dicembre 1999, dove sono stati sequestrati 275 Kg di cocaina), oppure imbeve alcuni materiali utilizzando la cocaina liquida. Alcuni cartelli colombiani, per un certo periodo di tempo, utilizzavano ovulatori donne: belle ragazze giovani, provocanti nell'aspetto, con l'intento di distrarre i militari".
fonte parziale http://www.varesenotizie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=62113:la-lotta-quotidiana-contro-i-corrieri-della-droga&catid=51:gallarate&Itemid=332
mercoledì 17 novembre 2010
Parrucche, Bellezza....con rapina
Via Orzinuovi, rapina con coltello dall'estetista
Non volevano trattamenti di bellezza, ma il denaro contenuto nella cassa. Due banditi, dall’apparente età di 50 anni, travisati con parrucche e passamontagna e armati di coltello, hanno messo a segno una rapina presso il centro estetico “l'Impero degli dei”, in via Orzinuovi 77 a Brescia.
I due uomini, dopo essere entrati nel salone di bellezza, si sono diretti verso la responsabile della reception chiedendole di consegnare tutto l'incasso.
La donna, spaventata, non ha opposto resistenza. Subito dopo i rapinatori si sono rivolti ai clienti che erano presenti al momento e si sono fatti consegnare i contanti. Ad una cliente hanno sottratto circa 400 euro.
Secondo i testimoni, i due malviventi parlavano italiano e sono fuggiti dileguandosi senza lasciare traccia. Indagano i carabinieri della stazione di Lamarmora.
Non volevano trattamenti di bellezza, ma il denaro contenuto nella cassa. Due banditi, dall’apparente età di 50 anni, travisati con parrucche e passamontagna e armati di coltello, hanno messo a segno una rapina presso il centro estetico “l'Impero degli dei”, in via Orzinuovi 77 a Brescia.
I due uomini, dopo essere entrati nel salone di bellezza, si sono diretti verso la responsabile della reception chiedendole di consegnare tutto l'incasso.
La donna, spaventata, non ha opposto resistenza. Subito dopo i rapinatori si sono rivolti ai clienti che erano presenti al momento e si sono fatti consegnare i contanti. Ad una cliente hanno sottratto circa 400 euro.
Secondo i testimoni, i due malviventi parlavano italiano e sono fuggiti dileguandosi senza lasciare traccia. Indagano i carabinieri della stazione di Lamarmora.
martedì 9 novembre 2010
domenica 24 ottobre 2010
parrucche e Lady Gaga ...intramontabile

Come sarà Lady GaGa a 70 anni? GaGa ama osare con gli abiti con gli abiti, ma anche con i capelli, grazie a extension, parrucche e tinte curiose. Ieri l’avevamo vista a Londra con i capelli biondo platino,oggi la ritroviamo all’uscita del suo hotel londinese con i capelli grigi. Lady GaGa completa il suo look da nonna rock con un abito lungo decorato col pizzo. Per GaGa ogni giorno è Halloween!
Lady GaGa ha appena ottenuto un importante riconoscimento in Inghilterra. GaGa è stata l’artista più trasmessa dalle radio inglesi nel 2010. Le sue hit sono state suonare 275000 volte e Bad Romance è la sua canzone più popolare secondo quanto riporta Nielsen Music.
fonte http://www.bambini.eu/2010/10/23/lady-gaga-e-i-capelli-grigi-a-londra-lo-stile-da-nonna-rock-e-promosso-o-bocciato
domenica 10 ottobre 2010
Parrucche, accessori e vestiti ...i più gettonati per imitare Lady Gaga
giovedì 7 ottobre 2010
sabato 2 ottobre 2010
parrucche fucsia...paralizza la stazione Termini - Roma


Ancora aria d’estate nell’ultimo pomeriggio di settembre alla stazione Termini di Roma: sulle note di “Waka Waka”, il tormentone estivo della popstar colombiana Shakira, è partito un flash mob che ha coinvolto anche pendolari e curiosi che si sono uniti al trenino finale, in un tripudio di parrucche fucsia
fonte http://www.ilsecoloxix.it/p/multimedia/2010/10/01/AMaSoP6D-stazione_paralizza_termini.shtml?ph=8
parrucche e nuovo tour per Lady Gaga ...look Armani

Lady Gaga firmata Armani per il suo tour
Lady Gaga non è una cantante. Anche, ma non solo. È un gigantesco connubio di musica, stile, provocazione, nonsense, arte, diritti civili e moda. Prendendo in esame l’ultimo punto, quindi, non c’è niente di strano nella notizia che Gaga si è affidata a una casa di moda di fama mondiale per gli abiti delle date italiane del suo Monster Ball Tour.
Pubblicato da Raimondo Pugioni in Concerti, Lady Gaga.
lunedì 20 settembre 2010
Parrucche canine...stranezze da VIP

You Know Me è la nuova autobiografia di Robbie Williams, scritta a quattro mani con Chris Heath. All’interno del libro, pubblicato oggi nel Regno Unito, sono contenute foto molte foto , come il trittico che vi proponiamo in questo post. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze: quelle che vedete sopra la testa di Robbie non sono parrucche o copricapi siberiani bensì cani. L’ex Take That, convolato a nozze poco meno di due mesi fa, vive infatti con la moglie Ayda Field ed un numero imprecisato di amici canini. Che vita da cani!
venerdì 20 agosto 2010
Sissi - Elisabetta D'Austria le pettinature sono state ricostruite a cura di Lia Parrucche

Il mito di Sissi, la Mostra su Elisabetta d'Austria, Rivoli (31 agosto-19 settembre)
20 / 08 / 2010 - Il mito dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, universalmente nota come “la principessa Sissi”, rivive in una mostra-omaggio che espone testimonianze di un fascino senza tempo tra finzione e realtà storica.
Libri, edizioni rare, giornali d’epoca, dischi, francobolli, locandine e manifesti cinematografici, foto di scena, cataloghi di mostre, fotografie, ritratti, album di figurine, manifesti di spettacoli teatrali, bambole, accuratissime ricostruzioni di abiti e pettinature dell’epoca, gadget, figurine, francobolli, e memorabilia scompongono il mito dell’imperatrice d’Austria più amata e controversa di tutti i tempi: dalle mille sfaccettature della sua complessa personalità al culto per la bellezza e la cura maniacale per i lunghissimi capelli, dalla presunta anoressia di cui si dice fosse affetta ai numerosi viaggi, dalle poesie alle memorie di chi le stette vicino, dalle numerose biografie ininterrottamente pubblicate a partire dalla sua morte (improvvisa e violenta nel 1898) ad oggi alle più intense interpretazioni cinematografiche, con un omaggio dovuto a Romy Schneider che la interpretò quattro volte venendo diretta perfino da un grande maestro come Luchino Visconti in “Ludwig”. Il tutto arricchito da un inedito confronto con Margherita di Savoia, la prima regina d’Italia che l’imperatrice Elisabetta incontrò in ben due occasioni:
due donne diversissime per stile e carattere che il destino volle rendere nemiche sul piano politico e rivali in eleganza… uno “scontro” tra regine che propone un punto di vista originale, tutto al femminile, in vista dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Non una mostra su Sissi, ma sul suo mito: per cercare di capire come mai ancora oggi, a oltre centodieci anni dalla sua scomparsa, questa donna così bella e ribelle, sola e controversa, divide storici e studiosi coinvolgendo migliaia di appassionati che ogni anno si recano sui luoghi a lei cari, decretano il successo delle fictions a lei dedicate, incoronano campioni d’auditel i film con Romy Schneider ad ogni messa in onda e creano migliaia di pagine internet a lei dedicate!
La mostra è organizzata dall’Associazione Campo dell’Arte e dall’Associazione Atelier Gluck Arte, curata da Enrico Ercole, Elena Laviano e Tiziana Romanato, vanta il patrocinio culturale del Forum Austriaco di Cultura e la collaborazione del SisiMuseum di Vienna. L’evento è realizzato con il sostegno economico della Regione Piemonte e la partecipazione del Comune di Rivoli, di Tursimovest, della Provincia di Torino, di Piemonte Nuovo da Sempre e Viaggio nel Tempo. Le ricostruzioni degli abiti storici esposti sono di Tiziana Romanato e Diego Comandone, le pettinature sono state ricostruite a cura di Lia Parrucche-Legnano.
IL PERSONAGGIO
Entrata di diritto nella leggenda, Elisabetta d’Austria, a tutti nota semplicemente come La principessa Sissi, fu una delle donne più belle e discusse della sua epoca. Nata e cresciuta tra le montagne della Baviera, lontana dai polverosi cerimoniali della corte di Monaco, imparò da suo padre ad amare le cose belle del mondo, l’odore della libertà e la voglia di ribellarsi alle regole della società ottocentesca. Ma il destino aveva in serbo per lei ben altri progetti: a sedici anni sposa Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria. Come una farfalla attratta dalle luci di una stanza scintillante, Sissi rimane imprigionata tra le strette maglie del cerimoniale della corte viennese. Troppo ribelle per sottomettersi, troppo orgogliosa per trascurare se stessa, troppo libera per restare chiusa in un palazzo dorato, troppo ostinata per rinunciare ai propri progetti, comincia a viaggiare, a praticare sport, a preferire il mare e la montagna alle grigie strade di Vienna, a scrivere poesie, a detestare la mediocrità dei membri della corte e della sua famiglia. Alla compagnia del marito, amatissimo, ma sempre in divisa e lontano, preferisce quella dei nobili ungheresi, dei suoi cani, dei suoi cavalli, del cugino Ludwig, re di Baviera costruttore di castelli da fiaba, e dei membri più stravaganti del suo entourage. Una fuga durata sessantun anni, terminata tragicamente un tiepido pomeriggio di settembre sulle rive del lago di Ginevra, quando la mano armata di un anarchico mette fine alla sua esistenza per consacrarla alla leggenda. Con la sua vita fatta di eccessi, dalle cure maniacali riservate ai lunghissimi capelli all’attività fisica (si fece installare a palazzo reale una vera e propria palestra), dalle diete estenuanti alle lunghissime ore di cammino e equitazione, dall’amore per la poesia a quello per i viaggi, Elisabetta resta un’incognita da risolvere. Dopo lo straordinario successo dei film con Romy Schneider negli anni Cinquanta il mito di Sissi si consacra alla notorietà planetaria con un uno stereotipo distorto, dolciastro, che non ha nulla a che vedere con la vera Elisabetta, che fu in realtà una donna molto sola, autoritaria e a tratti perfino egoista, dolcissima con chi meritava il suo affetto spietata con chi non era degno di entrare a far parte della sua cerchia. Eppure le fictions a lei dedicate riscuotono successi clamorosi, così come i musicals, i convegni, le biografie, i documentari e le numerose esposizioni che ogni anno le vengono dedicate in tutto il mondo.
LA MOSTRA
Organizzata dall’Associazione Campo dell’Arte, in collaborazione con l’Associazione Atelier Gluck Arte, la mostra espone varie testimonianze relative al mito di Sissi producendo un percorso tematico che ne affronta i punti cardine. La parte biografica è affidata principalmente ai ritratti e stampe che narrano la sua vita, dalla nascita nel 1837 alla drammatica morte per mano di un assassino nel 1898:
splendide riproduzioni dei ritratti più celebri dell’imperatrice, del marito Francesco Giuseppe, del figlio Rodolfo e dell’amato cugino Ludwig aiutano il visitatore a prendere confidenza con i personaggi che ebbero per Sissi grande importanza affettiva. La cronaca degli eventi è lasciata a giornali dell’epoca, cartoline, stampe commemorative, tra cui la riproduzione della prima pagina del corriere della sera del 12 settembre 1898 interamente dedicata alla notizia dell’assassinio dell’imperatrice. Osservando gli oltre cento volumi dedicati alla sua vita, alle sue poesie, ai luoghi da lei amati sarà possibile comprendere quanto la sua personalissima vicenda umana abbia interessato storici e biografi fin dagli anni immediatamente successivi la sua morte (1898) ad oggi. Si parte dal 1930 della prima edizione della biografia di Egon Conte Corti per arrivare alle riedizioni dei diari dell’amata figlia Maria Valeria, dell’infelice nuora Stefania del Belgio, del suo lettore di greco, della sua ultima dama di compagnia: tutte persone che le stettero vicine in modo diverso e che danno di Elisabetta ritratti diversi. Alcune riproduzioni delle sue poesie ci parlano del suo rancore verso la mediocrità di chi le stava intorno e dell’odio che provava per la falsità dell’essere umano, ma anche della dolcezza che era capace di riservare a chi amava. La grande attenzione che riservava alla propria, ammiratissima, bellezza fisica è testimoniata da due accuratissime riproduzioni di suoi abiti curate da Tiziana Romanato e Diego Comandone: il celebre abito bianco da gran gala indossato da Sissi nel ritratto di Winterhalter, quello che l’ha consacrata alla fama mondiale quando ancora era in vita, e uno dei suoi tipicissimi abiti neri che non smise mai di indossare a partire dal 1889, anno in cui il figlio Rodolfo di suicidò a Mayerling. Due Sissi diversissime ma complementari: quella risplendente nell’abito di corte che sembra incarnare lo spleen dell’Austria Felix e quella più intima, dolorosa e rassegnata degli ultimi anni. Gli abiti sono completati da due ricostruzioni delle celebri pettinature (a cura di Lia Parrucche-Legnano) con cui Elisabetta amava raccogliere la lunghissima chioma che le arrivava ai polpacci: quella imperiale con i celebri stelloni di diamanti (riproduzioni messe appositamente a disposizione dal SisiMuseum di Vienna) e quella più “raccolta” usata per tutti i giorni e raccolta in una sofisticata retina di treccine.
Uno spazio è ovviamente dedicato al cinema. Se ancora oggi il mito di Sissi è bene impresso nell’immaginario di giovani e meno giovani il merito va senz’altro ai numerosi film dedicati al personaggio, prima fra tutti la trilogia di Ernst Marishka (1955-57) con Romy Schneider: film che ancora oggi riscuotono enormi successi quando vengono mandati in onda. Presente in mostra anche la Sissi più matura e veritiera che Romy tornò a interpretare nel 1973 “Ludwig” diretta da Luchino Visconti. Locandine, foto di scena e manifesti cinematografici originali testimoniano questo percorso formidabile ricordando che anche la bellissima Ava Gardner interpretò il ruolo nel colossal “Mayerling” di Terence Young nel 1960.
Il mito continua con l’esposizione di manifesti di mostre dedicate a Sissi nel corso degli anni, con una significativa esposizione di gadget appositamente inviati dallo shop del SisiMuseum di Vienna, con libretti di sala di musical e concerti a tema, riviste, album di figurine (tra cui un rarissimo esemplare completo dell’album pubblicato dalla Lampo nel 1954 in occasione del’uscita del primo film con Romy Schneider), fotoromanzi, libri fotografici, puzzle, giochi, riviste per bambini e pubblicazioni di ogni tipo.
Grazie alla collaborazione del Dott. Dino Ramella, che mette a disposizione alcune preziose testimonianze dedicate alla prima regina d’Italia, la mostra propone per la prima volta un insolito accostamento. Elisabetta d’Austria sarà messa a confronto con Margherita di Savoia: l’imperatrice austriaca e la prima regina d’Italia si incontrarono in due occasioni diverse, nel 1881 in Austria nel corso di una visita ufficiale e nel 1895 a Venezia. Due regine quanto mai lontane nel modo di svolgere il loro ruolo istituzionale, due donne diversissime per aspetto fisico e carattere che si trovarono per volere del destino gomito a gomito da “nemiche”: Sissi non perdonò mai agli italiani di aver cacciato gli austriaci dal Lombardo Veneto e soprattutto di aver “rubato” il trono alla sorella Maria Sofia, regina di Napoli. Un omaggio tutto al femminile, lontano dai trattati politici e dai campi di battaglia, in vista dei prossimi festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Insomma, un lungo percorso che ci mostra quanto questa donna bellissima, controversa, triste, sappia ancora oggi esercitare un fascino incredibile su grandi e piccini: che sia lo sfarzo della corte di Vienna da lei tanto avversato oppure il singolare dolore di una donna bellissima in perenne fuga da se stessa, c’è sempre qualcosa in lei che affascina il lettore, il turista, il regista, lo studioso, lo storico. A questo aspetto abbiamo cercato di dedicare questo evento.
Mostra
Elisabetta d'Austria
Il mito di Sissi
Quando?
dal 31 agosto al 19 settembre 2010
martedì-venerdì: 15.00 -19.00
sabato-domenica: 10.00-13.00 e 15.00-19.00
domenica 12 settembre, in occasione della grande rievocazione storica C’era una volta un re che tutti gli anni coinvolge l’intera città di Rivoli, si terranno visite guidate alla mostra (ingresso gratuito, prenotazioni: 011/9563020 oppure 011/9561043)
Dove?
Casa del Conte Verde
via Fratelli Piol 8 - Rivoli (Torino)
Costo?
ingresso libero
Info
tel 011.9563020
tel 011.9561043
sito www.elisabeth-sissi.org
martedì 10 agosto 2010

Museo di Caviè - Museo di "Pels"
La bellissima “Casa della Meridiana”, illustre esempio di architettura alpina, così chiamata per l’orologio solare dipinto sulla facciata a sud, oggi è sede del Museo di “Pels”. Dall’occitano Museo dei Capelli, custodisce e tramanda gli strumenti, i documenti e i reperti storici riguardanti l’antico e singolare mondo dei “Pelassiers” (“Caviè” in piemontese), i raccoglitori di capelli che già alla fine del XIX secolo ogni inverno lasciavano Elva carichi di chiome fluenti, acquistate, lavate, ordinate per lunghezza e colore, che rivendevano all’estero ai grandi produttori delle più pregiate parrucche.
Il museo ricostruisce le varie fasi della lavorazione dei capelli e raccoglie testimonianze, fotografie, immagini e documenti commerciali del mestiere.
Il percorso comprende anche la visione di uno splendido film-documentario intitolato "La strada dei capelli". Sono a disposizione dei visitatori anche audio-guide in italiano, inglese, tedesco e occitano.
Informazioni
PERIODO DI APERTURA:
Aperto tutto l’anno
ORARIO:
Novembre: venerdì, sabato e domenica 9.00 - 12.00 e 15.00 - 18.00
Su prenotazione negli altri giorni
VISITE (tipologia):
Visita Guidata
VISITE SCUOLE:
Si
INGRESSO:
A pagamento
2,00. € intero
1,50. € ridotto
INFORMAZIONI TURISTICHE:
Altitudine m. 1637 s.l.m.
Sui pendii e vallette della parte alta sono sparpagliate la maggior parte delle borgate, mentre in basso, sull'asse del torrente, ce ne sono alcune e i mulini.
La Chiesa di Elva, la cui costruzione si fa risalire al XIII secolo con aggiunte e modifiche negli anni successivi che le hanno fatto assumere un aspetto particolare e complesso è un gioiello della Valle Maira. Nella sua parte più antica custodisce gli esempi di una scultura locale la cui espressione non ha nulla da invidiare alle opere dei conti maggiori più celebrati della pianura. Un ciclo di affreschi adornano le parti del presbiterio, opere di Hans Clemer, fino a poco tempo fa conosciuto come il maestro d'Elva.
SERVIZI
BAR/ CAFFETTERIA: si
RISTORANTE: si
BOOKSHOP: si
GIARDINO: si
SERVIZI A RICHIESTA:
SALA CONFERENZE: si
POSTI A SEDERE: 30
CURATORE SCIENTIFICO: Franco Baudino
Indirizzo e Contatti
Emporio alimentari "La Butego"
Casa della Meridiana
Borgata Serre
12020 Elva (CN)
TELEFONO: 340 9846508
Come raggiungerci
A6 TO-SV uscita Marene - Savigliano - Villafalletto - Busca - Dronero - Valle Maira - Elva
parrucche ed affini in mostra a Barcellona
Peli da collezione: da Napoleone a Grace Kelly
Dall’8 settembre al 15 novembre resterà aperta una mostra piuttosto particolare che riunirà più di 400 pezzi di parrucche e toupet del Meseu Diocesà di Barcellona e la mostra comprenderà diversi capelli appartenuti a Napoleone e tagliati all’imperatore dal dottore O’Meara, il suo chirurgo nell’isola dell’Elba e che saranno il fiori all’occhiello dell’ esposizione ‘Art Coiffure, L’Arte del Parrucchiere’.
La mostra ha in esposizione la collezione privata del parrucchiere di Barcellona Raffel Pages. Studiata come un viaggio cronologico nella storia dell’acconciatura dei capelli dei vari personaggi la mostra si ferma su tutte le tecniche, acconciature, tagli e tendenze nelle colorazioni, così come tutti i complementi specifici per adornare le teste.
I capelli di Napoleone non saranno gli unici pezzi illustri, si potranno vedere inoltre un toupet di Grace Kelly del 1970, creato con i suoi capelli da Alexandre, il parrucchiere della casa reale monegasca ed una meché di Salvador Dalí che ha regalato a Llongueras in cambio di certe foto. Pages, a Europa Press, ha confessato: “Sono un collezionista compulsivo”, e ha sottolineato che al di là dei pezzi da mitomani ci sono anche oggetti storici, come un prezioso diadema d’oro del IV secolo a.C., e così anche quadri e libri del XVI, XVII e XVIII secoli unici nel loro genere e che appartenevano alla Chiesa, che come ha ricordato il parrucchiere, era l’istituzione incaricata, durante i secoli, di fare tendenze con le varie acconciature che si sono susseguite nei secoli.
La collezione di Pages è considerata la più importante al mondo sui parrucchiere: tra oggetti e libri ci sono più di 10.000 pezzi e una parte è esposta in forma permanente in un grande locale che il parrucchiere ha a sua disposizine nella Rambla Catalunya di Barcellona. In cambio la sua intenzione è costruire un grande museo, possibilmente a Parigi o Madrid, dove potrà contare sull’appoggio della presidentessa della comunità, Esperanza Aguirre.
Tutto ha avuto inizio nel 1960, quando Pages, di ritorno da Parigi ha visto come suo padre rinnovava il negozio da parrucchierre che aveva nella zona alta di Barcellona. Da quel momento ha cominciato a collezionare apparecchiature per parrucchieri ed ha acquisito un casco per la permanente e da 50 anni a questa parte, ogni settimana ha acquistato un oggetto nuovo.
Maria Luisa L.Fortuna
Dall’8 settembre al 15 novembre resterà aperta una mostra piuttosto particolare che riunirà più di 400 pezzi di parrucche e toupet del Meseu Diocesà di Barcellona e la mostra comprenderà diversi capelli appartenuti a Napoleone e tagliati all’imperatore dal dottore O’Meara, il suo chirurgo nell’isola dell’Elba e che saranno il fiori all’occhiello dell’ esposizione ‘Art Coiffure, L’Arte del Parrucchiere’.
La mostra ha in esposizione la collezione privata del parrucchiere di Barcellona Raffel Pages. Studiata come un viaggio cronologico nella storia dell’acconciatura dei capelli dei vari personaggi la mostra si ferma su tutte le tecniche, acconciature, tagli e tendenze nelle colorazioni, così come tutti i complementi specifici per adornare le teste.
I capelli di Napoleone non saranno gli unici pezzi illustri, si potranno vedere inoltre un toupet di Grace Kelly del 1970, creato con i suoi capelli da Alexandre, il parrucchiere della casa reale monegasca ed una meché di Salvador Dalí che ha regalato a Llongueras in cambio di certe foto. Pages, a Europa Press, ha confessato: “Sono un collezionista compulsivo”, e ha sottolineato che al di là dei pezzi da mitomani ci sono anche oggetti storici, come un prezioso diadema d’oro del IV secolo a.C., e così anche quadri e libri del XVI, XVII e XVIII secoli unici nel loro genere e che appartenevano alla Chiesa, che come ha ricordato il parrucchiere, era l’istituzione incaricata, durante i secoli, di fare tendenze con le varie acconciature che si sono susseguite nei secoli.
La collezione di Pages è considerata la più importante al mondo sui parrucchiere: tra oggetti e libri ci sono più di 10.000 pezzi e una parte è esposta in forma permanente in un grande locale che il parrucchiere ha a sua disposizine nella Rambla Catalunya di Barcellona. In cambio la sua intenzione è costruire un grande museo, possibilmente a Parigi o Madrid, dove potrà contare sull’appoggio della presidentessa della comunità, Esperanza Aguirre.
Tutto ha avuto inizio nel 1960, quando Pages, di ritorno da Parigi ha visto come suo padre rinnovava il negozio da parrucchierre che aveva nella zona alta di Barcellona. Da quel momento ha cominciato a collezionare apparecchiature per parrucchieri ed ha acquisito un casco per la permanente e da 50 anni a questa parte, ogni settimana ha acquistato un oggetto nuovo.
Maria Luisa L.Fortuna
sabato 31 luglio 2010
barbe e parrucche per una rapina...
Legano i clienti per un'ora
e rapinano la banca: arrestati
Parrucche e barbe finte in una filiale di Sottomarina
Travisati da parrucche e barbe finte due rapinatori di orgine piemontese hanno assalito ieri, ma la notizia è stata resa nota solo questa mattina, la filiale Unicredit di Sottomarina. Dopo aver immobilizzato per oltre un'ora, tre impiegati e quattro clienti, la coppia era riuscita a prelevare oltre 30.000 euro. All’uscita dalla banca però i malviventi hanno trovato ad attenderli i carabinieri che li hanno arrestati In carcere sono finiti due torinesi Giovanni Giolitto (57), con numerosi precedenti e di Luigi Cucinelli, (48) professionista del tiro al piattello. Un terzo malvivente è tuttora ricercato. I tre, ieri pomeriggio, sono entrati nella banca, travisati con bavagli, parrucche, baffi finti e berretti, e armati di taglierini e pistola poi rivelatasi giocattolo. Si sono fermati nell’istituto di credito per poco meno di un’ora, in attesa che il meccanismo di sicurezza del bancomat si sbloccasse. Tre persone, tra le sette presenti in banca, sono state legate. All’apertura elettronica della cassa i banditi si sono impossessati di 31.709,64 euro e del contenuto di alcune cassette di sicurezza, non ancora quantificato. Poi sono usciti dalla banca, ma si sono trovati davanti i carabinieri che ne hanno bloccato due mentre il terzo è riuscito a scappare. È stato recuperato gran parte del bottino, oltre 30.000 euro, e ritrovata una vettura rubata mesi fa a Torino mesi va, probabilmente usata dai banditi per arrivare a Chioggia. Per i carabinieri si tratta di professionisti: indossavano due ’stratì di vestiti per potersi cambiare subito; uno aveva messo sulle punte delle dita colla per non lasciare impronte. L’allarme è stato fatto scattare da colleghi e clienti della banca insospettiti dal fatto che nessuno rispondeva al telefono fisso e al cellulare.
fonte http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/31-luglio-2010/legano-clienti-un-ora-rapinano-banca-arrestati-1703496504669.shtml
e rapinano la banca: arrestati
Parrucche e barbe finte in una filiale di Sottomarina
Travisati da parrucche e barbe finte due rapinatori di orgine piemontese hanno assalito ieri, ma la notizia è stata resa nota solo questa mattina, la filiale Unicredit di Sottomarina. Dopo aver immobilizzato per oltre un'ora, tre impiegati e quattro clienti, la coppia era riuscita a prelevare oltre 30.000 euro. All’uscita dalla banca però i malviventi hanno trovato ad attenderli i carabinieri che li hanno arrestati In carcere sono finiti due torinesi Giovanni Giolitto (57), con numerosi precedenti e di Luigi Cucinelli, (48) professionista del tiro al piattello. Un terzo malvivente è tuttora ricercato. I tre, ieri pomeriggio, sono entrati nella banca, travisati con bavagli, parrucche, baffi finti e berretti, e armati di taglierini e pistola poi rivelatasi giocattolo. Si sono fermati nell’istituto di credito per poco meno di un’ora, in attesa che il meccanismo di sicurezza del bancomat si sbloccasse. Tre persone, tra le sette presenti in banca, sono state legate. All’apertura elettronica della cassa i banditi si sono impossessati di 31.709,64 euro e del contenuto di alcune cassette di sicurezza, non ancora quantificato. Poi sono usciti dalla banca, ma si sono trovati davanti i carabinieri che ne hanno bloccato due mentre il terzo è riuscito a scappare. È stato recuperato gran parte del bottino, oltre 30.000 euro, e ritrovata una vettura rubata mesi fa a Torino mesi va, probabilmente usata dai banditi per arrivare a Chioggia. Per i carabinieri si tratta di professionisti: indossavano due ’stratì di vestiti per potersi cambiare subito; uno aveva messo sulle punte delle dita colla per non lasciare impronte. L’allarme è stato fatto scattare da colleghi e clienti della banca insospettiti dal fatto che nessuno rispondeva al telefono fisso e al cellulare.
fonte http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/31-luglio-2010/legano-clienti-un-ora-rapinano-banca-arrestati-1703496504669.shtml
giovedì 29 luglio 2010
Processo alla banda delle parrucche
Processo alla banda delle parrucche
La sentenza: "Solo uno è un rapinatore
Sette anni e mezzo a Sale, assolto Carta. Appassionante processo per i colpi in banca a Sassari, la sentenza dopo una lunga camera di consiglio. I banditi agivano con grandi parrucche. L’inchiesta ripartì dopo l’arresto per un colpo fotocopia in banca a Terralba SASSARI. Solo uno dei due imputati partecipò a uno dei quattro colpi messi a segno dalla «banda delle parrucche», così chiamata dagli investigatori per le capigliature posticce usate dai malviventi per non farsi riconoscere.
Dopo sette ore di camera di consiglio, alle 21 di ieri i giudici del tribunale hanno condannato un imputato e assolto l'altro al processo per i colpi in banca a Sassari. Il collegio presieduto dal giudice Pietro Fanile (a latere Carla Altieri ed Elena Meloni) ha scagionato da tutte le accuse Graziano Carta, 28 anni, di Siniscola. I giudici hanno invece inflitto sette anni e sei mesi ad Antonino Sale, 45, di Lula ma residente a Bitti. L'uomo è stato condannato per la rapina del 19 settembre 2008 al Banco di Sardegna di via Rolando. A Sale veniva imputato anche il colpo dell'agosto 2008 ad Arzachena, ma da questa accusa è stato assolto.
La sentenza è arrivata nove mesi dopo gli arresti dei due imputati ed è la prima verità processuale su una vicenda che, tra il 2008 e il 2009, impegnò i carabinieri e la polizia in una indagine complessa. Un lavoro investigativo che ha convinto il pm Michele Incani. Ieri il pm aveva chiesto sette anni e sei mesi di reclusione per ciascuno degli imputati. Quello appena finito è stato il classico processo indiziario, interessante sotto il profilo procedurale e che ha impegnato le parti in schermaglie appassionanti. Da una parte c'era il pm Incani, convinto sostenitore della colpevolezza dei due imputati. Dall'altra parte della barricata processuale c'erano gli avvocati nuoresi Pasquale Ramazzotti, Antonio Busia e Anna Rita Pau.
Ramazzotti difende Graziano Carta, Busia e Pau assistono Antonino Sale. Ieri gli avvocati si sono dedicati alla meticolosa opera di destrutturazione delle prove a carico degli imputati. Argomentazioni che evidentemente hanno convinto i giudici solo nella parte che riguardava Graziano Carta.
La storia è complessa. L'inchiesta sulle rapine sassaresi ripartì, nel novembre del 2008, con l'arresto di Graziano Carta per un colpo in banca a Terralba. Un blitz che riproponeva il canovaccio di altri quattro blitz analoghi a Sassari e ad Arzachena. Dopo il fermo di Carta, trascorsero altri mesi prima che gli investigatori puntassero contro di lui e Sale. Secondo polizia e carabinieri i due erano gli imprendibili autori dei colpi a mano armata che nel 2008 avevano fruttato un bottino di circa 130 mila euro. Tutti i colpi furono messi a segno con lo stesso modus operandi e con l'impiego di due auto: una Golf grigia e un'Alfa Romeo 147 nera.
Il nucleo operativo della compagnia sassarese arrivò a Sale seguendo le tracce della Golf grigia dei rapinatori. Un'auto identica alla sua. Pronta, ieri, la replica degli avvocati: il giorno della rapina, la Golf era ferma in officina per la sostituzione del parabrezza. Una tesi che però non ha convinto i giudici.
fonte http://lanuovasardegna.gelocal.it/dettaglio/processo-alla-banda-delle-parrucche-solo-uno-e-un-rapinatore/2209973
La sentenza: "Solo uno è un rapinatore
Sette anni e mezzo a Sale, assolto Carta. Appassionante processo per i colpi in banca a Sassari, la sentenza dopo una lunga camera di consiglio. I banditi agivano con grandi parrucche. L’inchiesta ripartì dopo l’arresto per un colpo fotocopia in banca a Terralba SASSARI. Solo uno dei due imputati partecipò a uno dei quattro colpi messi a segno dalla «banda delle parrucche», così chiamata dagli investigatori per le capigliature posticce usate dai malviventi per non farsi riconoscere.
Dopo sette ore di camera di consiglio, alle 21 di ieri i giudici del tribunale hanno condannato un imputato e assolto l'altro al processo per i colpi in banca a Sassari. Il collegio presieduto dal giudice Pietro Fanile (a latere Carla Altieri ed Elena Meloni) ha scagionato da tutte le accuse Graziano Carta, 28 anni, di Siniscola. I giudici hanno invece inflitto sette anni e sei mesi ad Antonino Sale, 45, di Lula ma residente a Bitti. L'uomo è stato condannato per la rapina del 19 settembre 2008 al Banco di Sardegna di via Rolando. A Sale veniva imputato anche il colpo dell'agosto 2008 ad Arzachena, ma da questa accusa è stato assolto.
La sentenza è arrivata nove mesi dopo gli arresti dei due imputati ed è la prima verità processuale su una vicenda che, tra il 2008 e il 2009, impegnò i carabinieri e la polizia in una indagine complessa. Un lavoro investigativo che ha convinto il pm Michele Incani. Ieri il pm aveva chiesto sette anni e sei mesi di reclusione per ciascuno degli imputati. Quello appena finito è stato il classico processo indiziario, interessante sotto il profilo procedurale e che ha impegnato le parti in schermaglie appassionanti. Da una parte c'era il pm Incani, convinto sostenitore della colpevolezza dei due imputati. Dall'altra parte della barricata processuale c'erano gli avvocati nuoresi Pasquale Ramazzotti, Antonio Busia e Anna Rita Pau.
Ramazzotti difende Graziano Carta, Busia e Pau assistono Antonino Sale. Ieri gli avvocati si sono dedicati alla meticolosa opera di destrutturazione delle prove a carico degli imputati. Argomentazioni che evidentemente hanno convinto i giudici solo nella parte che riguardava Graziano Carta.
La storia è complessa. L'inchiesta sulle rapine sassaresi ripartì, nel novembre del 2008, con l'arresto di Graziano Carta per un colpo in banca a Terralba. Un blitz che riproponeva il canovaccio di altri quattro blitz analoghi a Sassari e ad Arzachena. Dopo il fermo di Carta, trascorsero altri mesi prima che gli investigatori puntassero contro di lui e Sale. Secondo polizia e carabinieri i due erano gli imprendibili autori dei colpi a mano armata che nel 2008 avevano fruttato un bottino di circa 130 mila euro. Tutti i colpi furono messi a segno con lo stesso modus operandi e con l'impiego di due auto: una Golf grigia e un'Alfa Romeo 147 nera.
Il nucleo operativo della compagnia sassarese arrivò a Sale seguendo le tracce della Golf grigia dei rapinatori. Un'auto identica alla sua. Pronta, ieri, la replica degli avvocati: il giorno della rapina, la Golf era ferma in officina per la sostituzione del parabrezza. Una tesi che però non ha convinto i giudici.
fonte http://lanuovasardegna.gelocal.it/dettaglio/processo-alla-banda-delle-parrucche-solo-uno-e-un-rapinatore/2209973
giovedì 15 luglio 2010
IL MESTIERE DI RACCOGLIERE I CAPELLI, LO RACCONTA UN MUSEO
IL MESTIERE DI RACCOGLIERE I CAPELLI, LO RACCONTA UN MUSEO
Oggi si vendono su Ebay o in appositi negozi, e si e' pure pensato di raccoglierli in trecce per fermare l'emorragia nera nel golfo del Messico. Servono a fare parrucche, extensions, toupet, acconciature posticce, e 30 cm valgono circa 45 euro. I capelli si commerciano, e non da ieri: fino a pochi decenni fa le ragazze delle campagne ne vendevano trecce lunghissime in cambio soltanto di un pezzo di stoffa. A raccoglierli, i cavie', o pelhassiers: uno dei tanti mestieri itineranti che si sono persi con il boom economico, e che nelle valli cuneesi era molto diffuso.
A Elva (Cuneo), in valle Maira, apre per tutto luglio il Museo dei Pels, una collezione etnografica dedicata alla figura dei raccoglitori di capelli. Nel paesino della Valle Maira - centotre abitanti, una corona di montagne e l'antica parrocchiale di Santa Maria Assunta, con affreschi del Quattrocento e campanile romanico - quella dei capelli era, almeno a partire dall'Ottocento, una vera e propria industria che impiegava 500 degli allora mille abitanti.
I cavie', come venivano chiamati nel dialetto locale, partivano all'inizio dell'autunno, quando i lavori agricoli erano terminati, verso il Veneto, a caccia di donne e ragazze disposte a cedere le proprie chiome per qualche lira, o piu' spesso per un pezzo di stoffa o un foulard. Il 12 maggio rientravano tutti a Elva: era San Pancrazio, la festa del Patrono. Come tutti i mestieri itineranti dell'epoca - arrotini, stagnini, acciugai - battevano tutta l'Italia del Nord, fino al mare. I capelli piu' pregiati erano quelli piemontesi; il Friuli era un bacino di caccia eccellente, piu' giu' delle Marche non si scendeva perche' i capelli delle donne del sud erano giudicati troppo spessi e scuri. Di solito compravano a trecce, ma in caso di scarsita' andavano bene anche i capelli rimasti nel pettine o ''cavei del pentu'', da cui l'espressione ''del pentu'' per indicare qualcosa di poco valore.
Tornati ad Elva, i cavie' affidavano i sacchi di capelli a donne e ragazze, che li pettinavano e li lavavano, mazzettandoli a seconda del colore, della lunghezza e della testura, poi li spedivano ai grossisti. I capelli diventavano parrucche pregiate per nobili e alti borghesi in tutta Europa e oltre: i capellai di Elva commerciavano con la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, gli Stati Uniti, l'Argentina, l'Australia.
La storia di questo mestiere e' ricostruita al museo di Elva, che apre solo su prenotazione durante tutto l'anno e a luglio e' invece eccezionalmente sempre aperto. Ospita testimonianze, fotografie, immagini, documenti commerciali. Il percorso comprende anche la visione di un film-documentario intitolato ''La strada dei capelli'', e audioguide in italiano, inglese, tedesco e occitano.
Per informazioni e approfondimenti sulla storia dei cavie', www.comune.elva.cn.it. (ANSA).
Oggi si vendono su Ebay o in appositi negozi, e si e' pure pensato di raccoglierli in trecce per fermare l'emorragia nera nel golfo del Messico. Servono a fare parrucche, extensions, toupet, acconciature posticce, e 30 cm valgono circa 45 euro. I capelli si commerciano, e non da ieri: fino a pochi decenni fa le ragazze delle campagne ne vendevano trecce lunghissime in cambio soltanto di un pezzo di stoffa. A raccoglierli, i cavie', o pelhassiers: uno dei tanti mestieri itineranti che si sono persi con il boom economico, e che nelle valli cuneesi era molto diffuso.
A Elva (Cuneo), in valle Maira, apre per tutto luglio il Museo dei Pels, una collezione etnografica dedicata alla figura dei raccoglitori di capelli. Nel paesino della Valle Maira - centotre abitanti, una corona di montagne e l'antica parrocchiale di Santa Maria Assunta, con affreschi del Quattrocento e campanile romanico - quella dei capelli era, almeno a partire dall'Ottocento, una vera e propria industria che impiegava 500 degli allora mille abitanti.
I cavie', come venivano chiamati nel dialetto locale, partivano all'inizio dell'autunno, quando i lavori agricoli erano terminati, verso il Veneto, a caccia di donne e ragazze disposte a cedere le proprie chiome per qualche lira, o piu' spesso per un pezzo di stoffa o un foulard. Il 12 maggio rientravano tutti a Elva: era San Pancrazio, la festa del Patrono. Come tutti i mestieri itineranti dell'epoca - arrotini, stagnini, acciugai - battevano tutta l'Italia del Nord, fino al mare. I capelli piu' pregiati erano quelli piemontesi; il Friuli era un bacino di caccia eccellente, piu' giu' delle Marche non si scendeva perche' i capelli delle donne del sud erano giudicati troppo spessi e scuri. Di solito compravano a trecce, ma in caso di scarsita' andavano bene anche i capelli rimasti nel pettine o ''cavei del pentu'', da cui l'espressione ''del pentu'' per indicare qualcosa di poco valore.
Tornati ad Elva, i cavie' affidavano i sacchi di capelli a donne e ragazze, che li pettinavano e li lavavano, mazzettandoli a seconda del colore, della lunghezza e della testura, poi li spedivano ai grossisti. I capelli diventavano parrucche pregiate per nobili e alti borghesi in tutta Europa e oltre: i capellai di Elva commerciavano con la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, gli Stati Uniti, l'Argentina, l'Australia.
La storia di questo mestiere e' ricostruita al museo di Elva, che apre solo su prenotazione durante tutto l'anno e a luglio e' invece eccezionalmente sempre aperto. Ospita testimonianze, fotografie, immagini, documenti commerciali. Il percorso comprende anche la visione di un film-documentario intitolato ''La strada dei capelli'', e audioguide in italiano, inglese, tedesco e occitano.
Per informazioni e approfondimenti sulla storia dei cavie', www.comune.elva.cn.it. (ANSA).
giovedì 8 luglio 2010
parrucca e rapina:arrestato
Trucco, parrucca e tailleur per apparire una donna. E per ingannare le telecamere degli impianti di sorveglianza delle banche. Eppure tutti si rendevano perfettamente conto che si trattava di un travestito quando effettuava le sue rapine. L’ultima in ordine di tempo alla filiale della Banca del Piemonte di San Mauro, lo scorso 16 giugno. Qui aveva puntato il taglierino alla gola di un cliente per costringere il personale a consegnargli 5mila euro. Il malcapitato era stato usato come scudo anche durante il tentativo di fuga del travestito, che poi era riuscito a fare perdere le sue tracce. Le testimonianze dei presenti, i fotogrammi dei filmati, l’occhio attento di un maresciallo e un paziente lavoro di comparazione di immagini, però, hanno permesso di inchiodarlo. Lui si chiama Marco Dvorscheg, è un italiano di 49 anni ufficialmente senza fissa dimora ma in realtà abita a casa della fidanzata, in strada del Cascinotto a Torino. Quando i carabinieri di San Mauro hanno diffuso i fotogrammi con lui vestito da donna forse non speravano di incastrarlo così presto. Ma un maresciallo della stazione torinese di Regio Parco, guardando le foto, si è ricordato di alcuni particolari inequivocabili che aveva notato in un suo precedente “cliente”. Così sono state messe a confronto la sua immagine segnaletica e i fotogrammi e si è arrivati a stabilire, comparando le macchie della pelle della spalla e le rughe sul viso, che il travestito non poteva essere che lui. Così i militari lo hannos tanato a casa. Lui ha accennato un tentativo di fuga, ma presto si è arreso. Dei 5mila euro non c’era più traccia. Scomparsi insieme a trucco, parrucche e tailleur. Una sparizione che però non è riuscita a evitargli la galera.
fonte Davide Petrizzelli Leggo
fonte Davide Petrizzelli Leggo
venerdì 2 luglio 2010
tutti in rosa PARRUCCHE COMPRESE
Follie di dolce vita dal tramonto all´alba
Da stasera a domenica la Riviera da Comacchio a Cattolica si trasforma in un immenso palcoscenico per una lunga maratona spettacolare. Un monocolore per bomboloni, sdrai, bagnini, paparazzi, monumenti, fuochi d´artificio, modelle
di STEFANIA PARMEGGIANI
RIMINI - Gli scogli sono ricoperti da soffici teli confetto, una gradazione appena più intensa di ombrelloni e sdraio. Gli autobus percorrono il lungomare infiocchettati come bomboniere. Nei viali dello shopping le rose gareggiano coi gigli e nei parchi di divertimento è uno spumeggiare di onde e fiocchi pastello. Commesse e bariste hanno cambiato divisa e persino i bagnini, vitelloni per definizione, indossano costumi nella meno virile tra le tonalità. Da Comacchio a Cattolica, sui 110 chilometri della Riviera romagnola, imperversa un unico colore: il rosa.
Roba da stropicciarsi gli occhi, soprattutto se chiedendo una piadina questa ti viene servita in una sospetta colorazione pesca. Così come il latte della colazione, l´aperitivo o il lounge drink. Non è un difetto di vista, è solo la Notte Rosa, il capodanno dell´estate che da cinque anni coinvolge un milione e mezzo di persone.
S´inizia questa sera e si chiude domenica. Tre giorni immersi in un´aria zuccherosa che cinquant´anni dopo omaggia la Dolce vita di Federico Fellini. Anita Ekberg e Marcello Mastroianni sono i testimonial e la foto del celebre bagno nella fontana di Trevi campeggia sul manifesto ufficiale. L´atmosfera dei ‘60 aleggia per tutto il fine settimana con mostre, reading, proiezioni ed happening. Ecco ad esempio che a Riccione si ammirano gli scatti del paparazzo Marcello Geppetti sulle notti romane di via Veneto e per le strade di Rimini compaiono le chiocciole giganti del collettivo Cracking Art Group. E poi i concerti, le feste in spiaggia, gli spettacoli e l´animazione per bimbi, bar e ristoranti aperti tutta la notte e una pennellata di rosa che copre i "monumenti" della riviera, dal Grand Hotel di Rimini al Grattacielo di Cesenatico.
In tutto trecento eventi e un numero incalcolabile di feste e appuntamenti organizzati da privati. Cuore del capodanno, la Notte rosa vera e propria, che comincia questa sera al tramonto per finire all´alba. A spezzare il ritmo delle danze l´appuntamento di mezzanotte, quando anche il cielo cambierà colore con un grande spettacolo di fuochi d´artificio che unirà i 110 km della riviera. Unica accortezza, anzi necessità, è sfoggiare qualcosa di rosa: chi non fosse attrezzato può sempre contare sulle migliaia di gadget distribuiti dalle hostess: foulard, parrucche, magliette... Il sipario cala domenica sera quando, sulla spiaggia di Riccione, sarà proiettata la copia originale de La Dolce Vita
FONTE http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/07/02/news/follie_di_dolce_vita_dal_tramonto_allalba-5325022/
Da stasera a domenica la Riviera da Comacchio a Cattolica si trasforma in un immenso palcoscenico per una lunga maratona spettacolare. Un monocolore per bomboloni, sdrai, bagnini, paparazzi, monumenti, fuochi d´artificio, modelle
di STEFANIA PARMEGGIANI
RIMINI - Gli scogli sono ricoperti da soffici teli confetto, una gradazione appena più intensa di ombrelloni e sdraio. Gli autobus percorrono il lungomare infiocchettati come bomboniere. Nei viali dello shopping le rose gareggiano coi gigli e nei parchi di divertimento è uno spumeggiare di onde e fiocchi pastello. Commesse e bariste hanno cambiato divisa e persino i bagnini, vitelloni per definizione, indossano costumi nella meno virile tra le tonalità. Da Comacchio a Cattolica, sui 110 chilometri della Riviera romagnola, imperversa un unico colore: il rosa.
Roba da stropicciarsi gli occhi, soprattutto se chiedendo una piadina questa ti viene servita in una sospetta colorazione pesca. Così come il latte della colazione, l´aperitivo o il lounge drink. Non è un difetto di vista, è solo la Notte Rosa, il capodanno dell´estate che da cinque anni coinvolge un milione e mezzo di persone.
S´inizia questa sera e si chiude domenica. Tre giorni immersi in un´aria zuccherosa che cinquant´anni dopo omaggia la Dolce vita di Federico Fellini. Anita Ekberg e Marcello Mastroianni sono i testimonial e la foto del celebre bagno nella fontana di Trevi campeggia sul manifesto ufficiale. L´atmosfera dei ‘60 aleggia per tutto il fine settimana con mostre, reading, proiezioni ed happening. Ecco ad esempio che a Riccione si ammirano gli scatti del paparazzo Marcello Geppetti sulle notti romane di via Veneto e per le strade di Rimini compaiono le chiocciole giganti del collettivo Cracking Art Group. E poi i concerti, le feste in spiaggia, gli spettacoli e l´animazione per bimbi, bar e ristoranti aperti tutta la notte e una pennellata di rosa che copre i "monumenti" della riviera, dal Grand Hotel di Rimini al Grattacielo di Cesenatico.
In tutto trecento eventi e un numero incalcolabile di feste e appuntamenti organizzati da privati. Cuore del capodanno, la Notte rosa vera e propria, che comincia questa sera al tramonto per finire all´alba. A spezzare il ritmo delle danze l´appuntamento di mezzanotte, quando anche il cielo cambierà colore con un grande spettacolo di fuochi d´artificio che unirà i 110 km della riviera. Unica accortezza, anzi necessità, è sfoggiare qualcosa di rosa: chi non fosse attrezzato può sempre contare sulle migliaia di gadget distribuiti dalle hostess: foulard, parrucche, magliette... Il sipario cala domenica sera quando, sulla spiaggia di Riccione, sarà proiettata la copia originale de La Dolce Vita
FONTE http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/07/02/news/follie_di_dolce_vita_dal_tramonto_allalba-5325022/
Lady Gaga per un loook maschile gioco infinito con parrucche e make up

Lady Gaga sorprende ancora: ecco il suo lato maschile
Lady Gaga non smette mai di sorprendere. Questa volta non si tratta di look stravaganti, parrucche e costumi eccentrici o cadaveri veri sul set. La Germanotta si è travestita da uomo per posare come “modello” nell’edizione giapponese di Vogue Hommes, destando in un primo momento dubbi tra i suoi fan.
La “doppia identità” richiede anche un nuovo nome d’arte. Lady Gaga ha pensato anche a questo: Jo Calderone, il nome dell’affascinante ragazzo di professione modello.
Le foto di questo ragazzo sono comparse qualche giorno fa sul web e precisamente sul blog di Perez Hilton e su quello della stilista di Lady Gaga stessa. Le immagini di Jo Calderone hanno iniziato così a girare lasciando molti fan confusi. Notando la somiglianza con l’amata Lady Gaga, infatti, in molti si sono chiesti: Lady Gaga è una donna o un uomo?
I loro dubbi non erano del tutto infondati. Jo Calderone, infatti, non è altro che una nuova trovata della cantante italo-americana, che ha deciso di sorprendere ancora travestendosi da uomo. Niente trucco, né accessori stravaganti. Quasi irriconoscibile, tanto che in molti si domandavano su chi fosse questo nuovo modello. Ma ai suoi fan più sfegatati non è sfuggita la somiglianza. Inoltre con un po’ di attenzione si può notare come il nome del giovane modello, Jo Calderone, sia quasi l’anagramma di Alejandro, il titolo del celebre brano di Lady Gaga. Una semplice coincidenza?
L’artista pare abbia lanciato una nuova provocazione a fan e curiosi, mostrando il suo lato maschile e soprattutto mantenendo vivi i riflettori puntati su di sé.
fonte http://www.newnotizie.it/2010/07/01/lady-gaga-sorprende-ancora-ecco-il-suo-lato-maschile/
domenica 20 giugno 2010
TANTI AUGURI RAFFAELLA....UN MODELLO DI PARRUCCA CHE RIMARRA' PER SEMPRE
Bellaria si scatena
per la Carrà
Ecco le immagini
del Raffa day
Migliaia hanno partecipato al lungo corteo in onore della showgirl bolognese. Addobbati anche alberghi e bar. Una città in festa scatenata al ritmo di Tuca-tuca
Festa in maschera fuori stagione, centinaia di caschetti biondo blatino per festeggiare i 67 anni di Raffaella Carrà. Migliaia di bellariesi, al ritmo di Tuca-tuca, hanno invaso le strade della città per un corteo dal sicuro impatto mediatico
Rimini, 19 giugno 2010 - "Buon compleanno, Raffaella!". La città dove la Raffa nazionale è cresciuta, pur essendo nata a Bologna, ieri ha celebrato la 'sua' show-girl. E’ stato uno dei momenti clou di Milleluci - Bellaria Igea Marina a ritmo di Tuca-tuca, il grande contenitore di eventi che si snoda per l’intera estate. A metà pomeriggio sono state inaugurate le 40 postazioni con maxi-foto dei momenti topici della strabiliante carriera dell’artista. Si tratta di splendide immagini di scena, realizzate dalla fotografa personale della Carrà, Marinetta Saglio Zaccaria, che sulla propria pagina in Facebook riferisce dell’ "alto gradimento" manifestatole dalla protagonista, impegnata per lavoro a Torino, ma che sta seguendo gli eventi romagnoli in suo onore.
Verso sera è stata la volta dei maxi-cortei, partiti da Bellaria e Igea Marina, con centinaia di aficionados 'travestiti' da Raffa. Elemento comune: la parrucca a imitazione del classicissimo caschetto biondo-platino, più occhialoni e abbigliamento 'luminoso', che ha indossato gran parte dei 'manifestanti'. Già in mattinata le 400 parrucche commissionate e messe in vendita a otto euro l’una da Verdeblu, la spa pubblico-privata che coordina l’evento, erano andate esaurite. "Abbiamo dovuto indirizzare i ritardatari - spiegano da Verdeblu - verso alcuni negozi cittadini che si erano riforniti di parrucche simili. E’ stato un massacro. Se le litigavano...".
Diversi alberghi e locali hanno fatto incetta, rifornendo la clientela, del caschetto-Carrà. Stile carnevale, sono state approntate anche alcune task-force di bambini truccati e agghindati in onore della show-girl. I coloritissimi e rumorosi cortei, come da programma, sono convogliati in serata al villaggio sulla spiaggia Polo Est, a ridosso del portocanale. Dove è culminata la kermesse del compleanno di Raffa (il numero 67), con tanto di supertorta da ben tremila porzioni, realizzata da 'Il pasticcio' di Roma (sottotitolo: 'il pasticcere dei vip'). Auguri, Raffaella!
per la Carrà
Ecco le immagini
del Raffa day
Migliaia hanno partecipato al lungo corteo in onore della showgirl bolognese. Addobbati anche alberghi e bar. Una città in festa scatenata al ritmo di Tuca-tuca
Festa in maschera fuori stagione, centinaia di caschetti biondo blatino per festeggiare i 67 anni di Raffaella Carrà. Migliaia di bellariesi, al ritmo di Tuca-tuca, hanno invaso le strade della città per un corteo dal sicuro impatto mediatico
Rimini, 19 giugno 2010 - "Buon compleanno, Raffaella!". La città dove la Raffa nazionale è cresciuta, pur essendo nata a Bologna, ieri ha celebrato la 'sua' show-girl. E’ stato uno dei momenti clou di Milleluci - Bellaria Igea Marina a ritmo di Tuca-tuca, il grande contenitore di eventi che si snoda per l’intera estate. A metà pomeriggio sono state inaugurate le 40 postazioni con maxi-foto dei momenti topici della strabiliante carriera dell’artista. Si tratta di splendide immagini di scena, realizzate dalla fotografa personale della Carrà, Marinetta Saglio Zaccaria, che sulla propria pagina in Facebook riferisce dell’ "alto gradimento" manifestatole dalla protagonista, impegnata per lavoro a Torino, ma che sta seguendo gli eventi romagnoli in suo onore.
Verso sera è stata la volta dei maxi-cortei, partiti da Bellaria e Igea Marina, con centinaia di aficionados 'travestiti' da Raffa. Elemento comune: la parrucca a imitazione del classicissimo caschetto biondo-platino, più occhialoni e abbigliamento 'luminoso', che ha indossato gran parte dei 'manifestanti'. Già in mattinata le 400 parrucche commissionate e messe in vendita a otto euro l’una da Verdeblu, la spa pubblico-privata che coordina l’evento, erano andate esaurite. "Abbiamo dovuto indirizzare i ritardatari - spiegano da Verdeblu - verso alcuni negozi cittadini che si erano riforniti di parrucche simili. E’ stato un massacro. Se le litigavano...".
Diversi alberghi e locali hanno fatto incetta, rifornendo la clientela, del caschetto-Carrà. Stile carnevale, sono state approntate anche alcune task-force di bambini truccati e agghindati in onore della show-girl. I coloritissimi e rumorosi cortei, come da programma, sono convogliati in serata al villaggio sulla spiaggia Polo Est, a ridosso del portocanale. Dove è culminata la kermesse del compleanno di Raffa (il numero 67), con tanto di supertorta da ben tremila porzioni, realizzata da 'Il pasticcio' di Roma (sottotitolo: 'il pasticcere dei vip'). Auguri, Raffaella!
sabato 12 giugno 2010
parrucche e divieti d'ingresso ai calvi di Tawain

La Cina abolisce il divieto di ingresso ai calvi di Taiwan.
Chiang Kai-shek (nella foto) esibiva un cranio lucidissimo ed era un nemico giurato della Cina comunista di Mao Zedong. Così, il regime aveva vietato l’ingresso di calvi nel Paese. E si è dovuto attendere oggi per vedere abolita questa assurdità.
La notizia è stata diffusa da Marco Del Corona, corrispondete dalla Cina del Corriere della Sera. Che l’ha ripostata sul suo blog.
UN PROBLEMA DI… PARRUCCHE – «Le autorità di Xiamen», scrive Del Corona, «hanno mantenuto in vigore fino a quest’anno una direttiva che proibiva il rilascio di permessi annuali multi-ingresso a cittadini di Taiwan calvi. La cancellazione della norma risale all’inizio del 2010, ma un organismo di Taipei lo ha confermato solo in questi giorni. Xiamen è la capitale del Fujian, regione costiera della Cina, l’unica provincia del continente – a parte l’isola stessa di Taiwan – di cui alcuni lembi, ovvero alcune isole, rimangono sotto il controllo di Taipei, “capitale” della Repubblica nazionalista che fu di Chiang Kai-shek. La motivazione della regola varata dai fujianesi, che ha poi colpito soprattutto businessmen, è che una persona calva ha più facilità a indossare parrucche: almeno, questa è la spiegazione delle autorità cinesi secondo una Tv di Taiwan».
LA PAURA DELLE SPIE – «Niente parrucche, niente spie. Niente calvi, niente parrucche», continua Del Corona. «Ma i tempi sono cambiati. Ormai il corteggiamento dell’(ex) isola ribelle da parte di Hu Jintao e compagni è avanzatissimo e, sebbene con qualche ritrosia, mediamente ricambiata, ormai i voli diretti Pechino-Taipei abbondano e le università dell’isola accolgono studenti del continente. E adesso anche l’ultima, anacronistica discriminazione svanisce».
sabato 29 maggio 2010
Tornano i '60 e 70' al Coconuts
Rimini - Tornano i '60 e 70' al Coconuts
Il locale del litorale riminese propone per sabato 29 maggio un hippie happy party all'insegna del colore e del divertimento
RIMINI - Si respira l'aria degli anni '60 e '70 al Coconuts, storico locale del litorale riminese. Domani, sabato 29 maggio, sarà l'abbigliamento hippie il must della serata, con i due decenni che torneranno attuali grazie all'aiuto della musica, di scenografie coloratissime, di costumi eccentrici e centinaia di fiori. Camicioni colorati, coroncine floreali, parrucche variopinte, pantaloni a zampa di elefante e zatteroni, mini e micro gonne sono il corredo richiesto per poter partecipare al "Flower Party".
La serata inizierà alle 21.30 con la cena FLOWER per poi proseguire con una notte di festa. Vip e amici in versione hippie sono attesi per la festa
Il locale del litorale riminese propone per sabato 29 maggio un hippie happy party all'insegna del colore e del divertimento
RIMINI - Si respira l'aria degli anni '60 e '70 al Coconuts, storico locale del litorale riminese. Domani, sabato 29 maggio, sarà l'abbigliamento hippie il must della serata, con i due decenni che torneranno attuali grazie all'aiuto della musica, di scenografie coloratissime, di costumi eccentrici e centinaia di fiori. Camicioni colorati, coroncine floreali, parrucche variopinte, pantaloni a zampa di elefante e zatteroni, mini e micro gonne sono il corredo richiesto per poter partecipare al "Flower Party".
La serata inizierà alle 21.30 con la cena FLOWER per poi proseguire con una notte di festa. Vip e amici in versione hippie sono attesi per la festa
Le star con un diavolo per… parrucca


Intramontabile dai tempi dell’Antico Egitto, la parrucca è sopravvissuta ai millenni e ai secoli, facendosi strada fino ad oggi. E qual è la strada che più ha battuto? Ma ovviamente la Walk of Fame! Star, starlette, divi e V.I.P. di tutto il globo amano sfoggiarla nelle occasioni più disparate: dalla cerimonia ufficiale al party selvaggio, la chioma posticcia è sempre nella lista invitati! Da quella cotonata e ossigenata di Dolly Parton alle varie capigliature artificiali di Cher, a Hollywood è parrucca a go go
giovedì 20 maggio 2010
PARRUCCHE NON A NORMA
TORINO - Personale del Nucleo di Polizia Amministrativa della Polizia Municipale e della Polizia di Stato, dopo molte segnalazioni dei residenti su varie irregolarità, ha effettuato una serie di controlli in esercizi commerciali di via Montanaro, in Barriera di Milano.
I controlli della Municipale, hanno riguardato prevalentemente cittadini nigeriani, otto dei quali sono stati accompagnati al Comando per accertamenti sull’identità e sulla regolarità della permanenza in Italia: uno è stato arrestato per non aver ottemperato ad un precedente divieto di espulsione ed altri 4 denunciati per possesso di patenti false. In queste operazioni, una persona è stata indagata per detenzione finalizzata alla vendita di orologi e capi di abbigliamento contraffatti ed un’altra per esercizio abusivo della professione di farmacista, e sono stati sequestrate 40 confezioni di creme medicinali a base di cortisone vendute illegalmente e 147 parrucche alle quali mancavano le informazioni obbligatorie per i consumatori: sotto sequestro anche capi di abbigliamento ed orologi contraffatti.
Sono state contestate violazioni amministrative per l'esercizio abusivo dell'attività di acconciatore e per inosservanza del Codice del Consumo per un totale di circa 1500 euro.
I controlli della Municipale, hanno riguardato prevalentemente cittadini nigeriani, otto dei quali sono stati accompagnati al Comando per accertamenti sull’identità e sulla regolarità della permanenza in Italia: uno è stato arrestato per non aver ottemperato ad un precedente divieto di espulsione ed altri 4 denunciati per possesso di patenti false. In queste operazioni, una persona è stata indagata per detenzione finalizzata alla vendita di orologi e capi di abbigliamento contraffatti ed un’altra per esercizio abusivo della professione di farmacista, e sono stati sequestrate 40 confezioni di creme medicinali a base di cortisone vendute illegalmente e 147 parrucche alle quali mancavano le informazioni obbligatorie per i consumatori: sotto sequestro anche capi di abbigliamento ed orologi contraffatti.
Sono state contestate violazioni amministrative per l'esercizio abusivo dell'attività di acconciatore e per inosservanza del Codice del Consumo per un totale di circa 1500 euro.
DNA E PARRUCCA

Firenze. Rapinatore di banca arrestato, incastrato grazie al Dna sulla parrucca
A incastrare il rapinatore di una banca di Firenze, dalla quale portò via un bottino di 120 mila euro, la prova regina per eccellenza, il Dna. Gli investigatori avevano infatti estratto il dato biologico dalle parrucche utilizzate dai due rapinatori durante il colpo, avvenuto nel giugno dell’anno scorso, comparandolo con quello estratto da dei mozziconi di sigaretta sequestrati durante una perquisizione a casa del sospetto.
Il Dna combaciava e i poliziotti della sezione antirapina della squadra mobile di Firenze hanno così sottoposto a fermo Italo De Witt, 57 anni, di Roma. Stessa sorte, un mese dopo il furto, per il ‘palo’, Pietro Sorrenti, 36 anni arrestato a Civitavecchia. Quest’ultimo, fuggito da solo con la refurtiva, era stato individuato sull’autostrada A1 all’altezza di Scandicci (Firenze) grazie ad una mazzetta ‘civetta’ che conteneva un localizzatore. Vistosi alle strette, l’uomo ha abbandonato in corsia d’emergenza l’auto, una Fiat Punto, e si era dileguato nei campi che costeggiano l’autostrada.
Tuttavia i poliziotti erano riusciti a recuperare il bottino (soldi e gioielli contenuti nelle cassette di sicurezza della banca, la filiale del Monte dei Paschi di Siena di via Pratese) e parrucche e batuffoli di cotone utilizzati dai due rapinatori durante il colpo, avvenuto calandosi dal tetto dell’edificio dopo aver praticato un foro.
fonte http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/firenze-rapinatore-banca-arrestato-dna-parrucca-384969/
..News moda cucina mamma amore casa bellezza video foto Parrucche da star: da Lady Gaga a Britney Spears e Selena Gomez

Vi piacerebbe trasformare il vostro look, ma solo per un giorno? Ecco come fare...
Avete voglia di una bella frangetta, ma sapete che vi annoiereste subito di portarla… Serata romantica? Sarebbero perfetti dei bei capelli lunghi, ma li avete tagliati corti stile punk proprio pochi giorni fa, per assomigliare a Kristen Stewart… Le amiche vi consigliano un caschetto sexy per una festa, ma vostra madre dice che non va bene poi per la scuola… Quante volte ci capita di voler cambiare drasticamente il nostro look, ma poi rinunciamo per paura di pentirci il giorno dopo?
La soluzione al nostro problema arriva come sempre dal luccicante mondo fashion delle star, che sia per motivi di lavoro, sia per un capriccio tutto femminile, rinnovano il loro taglio di capelli dall’oggi al domani. Come? Con delle semplici parrucche o delle extension! Partiamo ad esempio con la Venere nera, riapparsa in questi giorni a Cannes, Naomi Campbell… Come ci dice style.it, incantò tutti alla Croisette con un bel carrè, sostituito il giorno seguente da una fluente chioma corvina! E che dire dell’ultimo video di Rihanna, dove la vediamo con una splendida parrucca rosso fuoco? Sempre sul lavoro ecco anche Miley Cyrus, Ashley Tinsdale; Katy Perry e l’eccentrica e cliccatissima Lady Gaga, che sfoggia le parrucche più insolite, come quella bionda con un enorme bottone di capelli sul davanti!
Naturalmente non poteva mancare all’appello Paris Hilton… pensate che ha addirittura creato una sua linea di extension e parrucche, la Dream Catcher, con idee anche simpatiche come i cerchietti con ciocche di cappelli colorati, da applicare in pochi secondi per rinnovare il look. E la cosa sorprendente sono i bassissimi prezzi… Insomma se volete osare coi capelli, non occorre ragionarci troppo, con questo trucchetto da star potete tornare sui vostri passi in poche mosse! Se siete curiose e intrigate dall’idea, ecco un link che fa per voi… Buona parrucca a tutte
fonte http://donna.fanpage.it/parrucche-da-star-da-lady-gaga-a-britney-spears-e-selena-gomez-foto/
martedì 18 maggio 2010
PARRUCCHE E PAILLETTES...ARRIVA PRISCILLA!
Roma - Un classico della cinematografia glbtq. 16 anni sono passati da quando l'australiano Stephan Elliott portò in sala Priscilla, la Regina del Deserto. Drag movie sublime, diventato di culto in tutto il mondo, con Terence Stamp, Guy Pearce e Hugo Weaning nei panni di tre indimenticate drag.
Dopo aver sbancato i teatri di mezzo mondo, Priscilla arriva finalmente a Roma con il primo adattamento italiano, patrocinato del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali. Il 21 e 22 maggio prossimo, al Teatro Vascello, a Giuliano Leva Zanetti spetterà l'arduo compito, con Andrea Berardicurti, ovvero La Karl du Pignè, Cristiano Pisciottani e Fabio Michele Lopes, alias La Fleur du Male, assoluti protagonisti.
La Storia - Dall’incontro di due drag queen, di nome Mitzie e Felicia, con Bernadette, una transessuale di grande charme e di profonda saggezza, sempre pronta a folgorare chiunque con le battute più acute e letali, prende avvio uno stravagante viaggio attraverso il deserto australiano, a bordo di un autobus color lavanda, accompagnato dalle musiche degli Abba, di Gloria Gaynor e dei Village People.
Una miscela inebriante di sontuose parrucche, scintillanti paillettes, piume di struzzo e musica anni Settanta, per uno spettacolo che porta in scena delle autentiche drag queen, dando l’occasione al pubblico capitolino di farsi sedurre da una vera e propria forma d’arte fatta di travestimento e incredibili trasformazioni, diventata un fenomeno di costume che spopola da un capo all’altro del pianeta. I tre protagonisti della vicenda si lasciano, ciascuno a modo proprio, un difficile passato alle spalle e, grazie a un nuovo ingaggio ad Alice Springs, una cittadina del centro Australia, partono alla ricerca di un futuro lontano da Sidney, la città in cui vivono, e dai suoi meccanismi spersonalizzanti. Mezzo di trasporto è una corriera sgangherata, per l’occasione dipinta di rosa e battezzata appunto Priscilla, stracolma di abiti di scena e orpelli per mille travestimenti. Vincendo la diffidenza iniziale, emergono ricordi d'infanzia, momenti di sincerità e confidenze intime. Ma il viaggio viene interrotto in pieno deserto per un guasto meccanico. L’imprevisto è l’occasione per nuove conoscenze, tra dimostrazioni di ostilità da parte dei rudi minatori e degli abitanti della provincia australiana, affascinati e spaventati dall’inatteso materializzarsi di tre mirabolanti chimere del palcoscenico, quintessenza di eccentricità e teatralità, e insperati lampi di amicizia e solidarietà. Dopo tante peripezie, il viaggio riprende e Tick, che tutti conoscono nelle sgargianti vesti di Mitzie, confida le sue preoccupazioni agli amici: è in realtà sposato e ad aver ingaggiato le tre drag queen è proprio sua moglie Marion. Inoltre un figlio di otto anni lo attende ad Alice Springs.
Il lieto fine è servito, per una storia affascinante e commovente che parla delle possibilità concrete dell’integrazione delle diversità, di nuove famiglie, amicizia e amore senza confini né pregiudizi. Il viaggio è infatti una grande metafora: non solo scoperta dell’altro, ma scoperta di sé e ricerca, per ognuno dei protagonisti di questa fiaba moderna, di una dimensione esistenziale più autentica, di equilibrio, armonia e rispetto.
Dopo aver sbancato i teatri di mezzo mondo, Priscilla arriva finalmente a Roma con il primo adattamento italiano, patrocinato del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali. Il 21 e 22 maggio prossimo, al Teatro Vascello, a Giuliano Leva Zanetti spetterà l'arduo compito, con Andrea Berardicurti, ovvero La Karl du Pignè, Cristiano Pisciottani e Fabio Michele Lopes, alias La Fleur du Male, assoluti protagonisti.
La Storia - Dall’incontro di due drag queen, di nome Mitzie e Felicia, con Bernadette, una transessuale di grande charme e di profonda saggezza, sempre pronta a folgorare chiunque con le battute più acute e letali, prende avvio uno stravagante viaggio attraverso il deserto australiano, a bordo di un autobus color lavanda, accompagnato dalle musiche degli Abba, di Gloria Gaynor e dei Village People.
Una miscela inebriante di sontuose parrucche, scintillanti paillettes, piume di struzzo e musica anni Settanta, per uno spettacolo che porta in scena delle autentiche drag queen, dando l’occasione al pubblico capitolino di farsi sedurre da una vera e propria forma d’arte fatta di travestimento e incredibili trasformazioni, diventata un fenomeno di costume che spopola da un capo all’altro del pianeta. I tre protagonisti della vicenda si lasciano, ciascuno a modo proprio, un difficile passato alle spalle e, grazie a un nuovo ingaggio ad Alice Springs, una cittadina del centro Australia, partono alla ricerca di un futuro lontano da Sidney, la città in cui vivono, e dai suoi meccanismi spersonalizzanti. Mezzo di trasporto è una corriera sgangherata, per l’occasione dipinta di rosa e battezzata appunto Priscilla, stracolma di abiti di scena e orpelli per mille travestimenti. Vincendo la diffidenza iniziale, emergono ricordi d'infanzia, momenti di sincerità e confidenze intime. Ma il viaggio viene interrotto in pieno deserto per un guasto meccanico. L’imprevisto è l’occasione per nuove conoscenze, tra dimostrazioni di ostilità da parte dei rudi minatori e degli abitanti della provincia australiana, affascinati e spaventati dall’inatteso materializzarsi di tre mirabolanti chimere del palcoscenico, quintessenza di eccentricità e teatralità, e insperati lampi di amicizia e solidarietà. Dopo tante peripezie, il viaggio riprende e Tick, che tutti conoscono nelle sgargianti vesti di Mitzie, confida le sue preoccupazioni agli amici: è in realtà sposato e ad aver ingaggiato le tre drag queen è proprio sua moglie Marion. Inoltre un figlio di otto anni lo attende ad Alice Springs.
Il lieto fine è servito, per una storia affascinante e commovente che parla delle possibilità concrete dell’integrazione delle diversità, di nuove famiglie, amicizia e amore senza confini né pregiudizi. Il viaggio è infatti una grande metafora: non solo scoperta dell’altro, ma scoperta di sé e ricerca, per ognuno dei protagonisti di questa fiaba moderna, di una dimensione esistenziale più autentica, di equilibrio, armonia e rispetto.
martedì 11 maggio 2010
rapina e parrucche...a Loano
Loano, rapina alla banca Alpi Marittime: bottino tra i 20 e i 30 mila euro
Loano. Tre banditi, italiani, con volto travisato da parrucche e passamontagna, hanno assaltato intorno alle 12 e 50 la filiale della Banca Alpi Marittime di Loano, in via Doria. I tre rapinatori, di cui uno armato di taglierino, hanno immobilizzato i quattro dipendenti ed al cliente della filiale presenti al momento del colpo, intimando la consegna del denaro contante contenuto nelle casse.
Una volta arraffato il bottino i tre banditi si sono rapidamente dileguati a piedi, facendo perdere le proprie tracce. Secondo quanto appreso dai carabinieri il bottino della rapina è stimato tra i 20 ed i 30 mila euro, ma sono in corso ulteriori accertamenti e verifiche
Loano. Tre banditi, italiani, con volto travisato da parrucche e passamontagna, hanno assaltato intorno alle 12 e 50 la filiale della Banca Alpi Marittime di Loano, in via Doria. I tre rapinatori, di cui uno armato di taglierino, hanno immobilizzato i quattro dipendenti ed al cliente della filiale presenti al momento del colpo, intimando la consegna del denaro contante contenuto nelle casse.
Una volta arraffato il bottino i tre banditi si sono rapidamente dileguati a piedi, facendo perdere le proprie tracce. Secondo quanto appreso dai carabinieri il bottino della rapina è stimato tra i 20 ed i 30 mila euro, ma sono in corso ulteriori accertamenti e verifiche
domenica 9 maggio 2010
il padre fabbricante di parrucche....il figlio famoso pittore
Corot, pittore & traghettatore
Prodotta dai Musei d'Arte del Comune di Verona insieme al Louvre, da cui provengono circa la metà delle opere esposte, questa mostra è davvero diversa da tutte le altre, in verità non poche (almeno una decina negli ultimi vent'anni), dedicate in tutto il mondo al genio che ha inventato il paesaggio moderno. Nell'occasione, grazie all'impegno critico e all'originale impianto storiografico di Vincent Pomarède curatore della rassegna e del ricco catalogo destinato a rimanere una tappa miliare negli studi, sono state nuovamente affrontate e fornite inedite risposte alle questioni fondamentali sul contributo che Corot, in sessant'anni di lavoro senza soste, ha dato allo sviluppo della pittura occidentale. È stata una grande sfida, cui ora il pubblico viene invitato a partecipare attraverso un percorso espositivo originale e coinvolgente. Non era facile scegliere – avendo comunque la possibilità di attingere al meglio – tra una produzione immensa e isolare proprio quei capolavori che aiutassero a capire finalmente il suo ruolo di "traghettatore" tra la grande tradizione del paesaggio classico (Corot dichiarò: «... guardavo al Poussin che volevo raggiungere e anche superare») e le sperimentazioni all'aria aperta che avrebbero aperto la strada all'Impressionismo. Senza dimenticare l'enorme suggestione che il pittore, nato nel 1796 in rue du Bac a Parigi dove morirà nel 1875, ha esercitato sulle nuove generazioni dell'avanguardia storica, dei Picasso, Braque, Derain, che ammirarono con stupore le sue tele, non solo i paesaggi ma anche gli straordinari dipinti di figura, esposti al Salon d'Automne del 1909.
Partendo da questi stimolanti presupposti, i cento quadri selezionati – tra quelli di Corot, dei pittori precedenti come Poussin, Annibale Caracci, Lorrain, Desportes, Valenciennes, Michallon cui si è ispirato, e dei grandi tra Otto e Novecento, come Sisley, Cézanne, Monet, Denis, Picasso, Braque, Dérain, Matisse, Mondrian che lo hanno rimeditato – compongono uno straordinario, avventuroso itinerario attraverso tre secoli. Vi si può seguire la mutazione dell'idea del paesaggio e le trasformazioni di un genere "minore" che ha raggiunto proprio in lui un livello sublime. Al pubblico vengono richiesti molta disponiblità e un certo impegno – ma ne vale assolutamente la pena – nel percorrere le quattordici sezioni in cui è articolata la mostra. Vengono in aiuto le relative introduzioni in catalogo, tanto approfondite da costituire dei veri saggi critici che rendono ampio conto delle ragioni di scelte così meditate. Dopo una breve introduzione, opportunamente dedicata al tema della "Gerarchia e nobiltà del genere del paesaggio", la suddivisione delle opere è organizzata all'interno di tre grandi capitoli relativi a "L'ultimo dei classici", dove si indaga sulla continuità tra le innovazioni di Corot e la tradizione del paesaggio ideale, a "Gli ornamenti della natura", dove si analizzano i differenti approcci allo studio en plein air preliminare alla rielaborazione in studio. Mentre le cinque emozionanti sezioni finali sono riunite intorno alla problematica di "Corot. Il primo dei moderni", attraverso le mutazioni dello spazio dipinto e delle immagini che traghetteranno il romanticismo nel simbolismo sino all'astrazione, lungo l'asse ereditario lasciato alle avanguardie storiche.
In ogni fase della sua lunga operosità Corot rimane un pittore che incanta e questo incanto non si spegne mai, confermando quanto venne detto di lui, appena dopo aver compiuto i settant'anni: «L'età non può nulla sul vigore di questo arzillo e vegeto vegliardo. Il lavoro sembra acuire la sua verve. A ogni Salon ci porta delle tele fresche come le foglie appena spuntate». La sua grandezza, sfatando ancora una volta la leggenda dell'artista romantico maledetto, bello e impossibile, sembra contrastare con un aspetto fisico, con un'indole e una biografia privi di eccezionalità. Rimase per tutta la vita una sorta di «bambinone, timido e maldestro» che arrossiva quando gli rivolgevano la parola, ma dotato di una salute e di un appetito di ferro che gli donarono un costante buonumore. La sua golosità è rivelata per esempio da un pantagruelico menù trascritto in uno di quei taccuini dove tracciava sublimi idee per i suoi paesaggi immortali: «... uova al piatto, prosciutto, pasticcio di pollo, vitello con cicoria, paté, volatili al riso, tacchino con castagne, luccio, crema al cioccolato, meringhe, formaggio alla crema, fanchipane (non si è capito cosa sia), petits fours, marzapane». Sempre di ottimo umore, si risvegliava e svegliava i suoi compagni all'alba, quando lavoravano tutti insieme nella mitica foresta di Barbizon, uno dei luoghi di nascita del paesaggio moderno, cantando un'aria d'opera o una canzone. Non si sposò mai, convinto di avere, confessò, «un solo scopo nella vita, che intendo perseguire con costanza: fare paesaggi». Ricorse dunque, senza problemi, quando non trovava amiche disponibili, alle prostitute frequentate con assiduità anche in Italia, dove preferì le donne romane, che considerava le «più belle al mondo». «Di quando in quando – scriveva con candore a un amico – ne possiedo alcune; ma questo costa».
Figlio di commercianti – il padre fabbricante di parrucche aprì poi insieme alla madre un sontuoso negozio di mode – aveva il senso del denaro verso cui doveva provare un'attrazione istintiva. Questo è probabilmente il principale dei motivi di una produzione a un certo punto diventata frenetica. Diventato ostaggio dei mercanti cominciò a dipingere un quadro «dietro l'altro», aiutato da molti collaboratori. Ma al di là di questa produzione seriale e stereotipata, continuò a essere capace di creare capolavori, tanto che un osservatore eccellente come Odilon Redon, recensendo per il giornale di Bordeaux il Salon del 1868, segnalava, riferendosi a lui, che «questo eminente maestro possiede sempre rare qualità di composizione severa classica e semplice, (...) egli fonda il suo sogno su una realtà vista. (...) Ecco l'artista superiore: pittore davanti alla natura, poeta e pensatore in studio».
fonte http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2010/01/corot-verona.shtml?uuid=e9cd346c-fd1a-11de-8c90-4a248985d8b2&DocRulesView=Libero
Prodotta dai Musei d'Arte del Comune di Verona insieme al Louvre, da cui provengono circa la metà delle opere esposte, questa mostra è davvero diversa da tutte le altre, in verità non poche (almeno una decina negli ultimi vent'anni), dedicate in tutto il mondo al genio che ha inventato il paesaggio moderno. Nell'occasione, grazie all'impegno critico e all'originale impianto storiografico di Vincent Pomarède curatore della rassegna e del ricco catalogo destinato a rimanere una tappa miliare negli studi, sono state nuovamente affrontate e fornite inedite risposte alle questioni fondamentali sul contributo che Corot, in sessant'anni di lavoro senza soste, ha dato allo sviluppo della pittura occidentale. È stata una grande sfida, cui ora il pubblico viene invitato a partecipare attraverso un percorso espositivo originale e coinvolgente. Non era facile scegliere – avendo comunque la possibilità di attingere al meglio – tra una produzione immensa e isolare proprio quei capolavori che aiutassero a capire finalmente il suo ruolo di "traghettatore" tra la grande tradizione del paesaggio classico (Corot dichiarò: «... guardavo al Poussin che volevo raggiungere e anche superare») e le sperimentazioni all'aria aperta che avrebbero aperto la strada all'Impressionismo. Senza dimenticare l'enorme suggestione che il pittore, nato nel 1796 in rue du Bac a Parigi dove morirà nel 1875, ha esercitato sulle nuove generazioni dell'avanguardia storica, dei Picasso, Braque, Derain, che ammirarono con stupore le sue tele, non solo i paesaggi ma anche gli straordinari dipinti di figura, esposti al Salon d'Automne del 1909.
Partendo da questi stimolanti presupposti, i cento quadri selezionati – tra quelli di Corot, dei pittori precedenti come Poussin, Annibale Caracci, Lorrain, Desportes, Valenciennes, Michallon cui si è ispirato, e dei grandi tra Otto e Novecento, come Sisley, Cézanne, Monet, Denis, Picasso, Braque, Dérain, Matisse, Mondrian che lo hanno rimeditato – compongono uno straordinario, avventuroso itinerario attraverso tre secoli. Vi si può seguire la mutazione dell'idea del paesaggio e le trasformazioni di un genere "minore" che ha raggiunto proprio in lui un livello sublime. Al pubblico vengono richiesti molta disponiblità e un certo impegno – ma ne vale assolutamente la pena – nel percorrere le quattordici sezioni in cui è articolata la mostra. Vengono in aiuto le relative introduzioni in catalogo, tanto approfondite da costituire dei veri saggi critici che rendono ampio conto delle ragioni di scelte così meditate. Dopo una breve introduzione, opportunamente dedicata al tema della "Gerarchia e nobiltà del genere del paesaggio", la suddivisione delle opere è organizzata all'interno di tre grandi capitoli relativi a "L'ultimo dei classici", dove si indaga sulla continuità tra le innovazioni di Corot e la tradizione del paesaggio ideale, a "Gli ornamenti della natura", dove si analizzano i differenti approcci allo studio en plein air preliminare alla rielaborazione in studio. Mentre le cinque emozionanti sezioni finali sono riunite intorno alla problematica di "Corot. Il primo dei moderni", attraverso le mutazioni dello spazio dipinto e delle immagini che traghetteranno il romanticismo nel simbolismo sino all'astrazione, lungo l'asse ereditario lasciato alle avanguardie storiche.
In ogni fase della sua lunga operosità Corot rimane un pittore che incanta e questo incanto non si spegne mai, confermando quanto venne detto di lui, appena dopo aver compiuto i settant'anni: «L'età non può nulla sul vigore di questo arzillo e vegeto vegliardo. Il lavoro sembra acuire la sua verve. A ogni Salon ci porta delle tele fresche come le foglie appena spuntate». La sua grandezza, sfatando ancora una volta la leggenda dell'artista romantico maledetto, bello e impossibile, sembra contrastare con un aspetto fisico, con un'indole e una biografia privi di eccezionalità. Rimase per tutta la vita una sorta di «bambinone, timido e maldestro» che arrossiva quando gli rivolgevano la parola, ma dotato di una salute e di un appetito di ferro che gli donarono un costante buonumore. La sua golosità è rivelata per esempio da un pantagruelico menù trascritto in uno di quei taccuini dove tracciava sublimi idee per i suoi paesaggi immortali: «... uova al piatto, prosciutto, pasticcio di pollo, vitello con cicoria, paté, volatili al riso, tacchino con castagne, luccio, crema al cioccolato, meringhe, formaggio alla crema, fanchipane (non si è capito cosa sia), petits fours, marzapane». Sempre di ottimo umore, si risvegliava e svegliava i suoi compagni all'alba, quando lavoravano tutti insieme nella mitica foresta di Barbizon, uno dei luoghi di nascita del paesaggio moderno, cantando un'aria d'opera o una canzone. Non si sposò mai, convinto di avere, confessò, «un solo scopo nella vita, che intendo perseguire con costanza: fare paesaggi». Ricorse dunque, senza problemi, quando non trovava amiche disponibili, alle prostitute frequentate con assiduità anche in Italia, dove preferì le donne romane, che considerava le «più belle al mondo». «Di quando in quando – scriveva con candore a un amico – ne possiedo alcune; ma questo costa».
Figlio di commercianti – il padre fabbricante di parrucche aprì poi insieme alla madre un sontuoso negozio di mode – aveva il senso del denaro verso cui doveva provare un'attrazione istintiva. Questo è probabilmente il principale dei motivi di una produzione a un certo punto diventata frenetica. Diventato ostaggio dei mercanti cominciò a dipingere un quadro «dietro l'altro», aiutato da molti collaboratori. Ma al di là di questa produzione seriale e stereotipata, continuò a essere capace di creare capolavori, tanto che un osservatore eccellente come Odilon Redon, recensendo per il giornale di Bordeaux il Salon del 1868, segnalava, riferendosi a lui, che «questo eminente maestro possiede sempre rare qualità di composizione severa classica e semplice, (...) egli fonda il suo sogno su una realtà vista. (...) Ecco l'artista superiore: pittore davanti alla natura, poeta e pensatore in studio».
fonte http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2010/01/corot-verona.shtml?uuid=e9cd346c-fd1a-11de-8c90-4a248985d8b2&DocRulesView=Libero
sabato 8 maggio 2010
Una parrucca al giorno per Lady Gaga

Cambia stile a seconda dell’umore
Lady Gaga ha un rapporto molto particolare con le sue parrucche: le indossa a seconda dell’umore con cui si sveglia la mattina. La cantante, famosa tanto per i suoi successi musicali quanto per le sue eccentriche mise, può contare su una vasta gamma di copricapo con cui esplicitare i suoi stati d’animo interiori.
“Ho più di 20 parrucche – ha spiegato a “Contatctmusic” -. In questo modo posso avere un’acconciatura diversa ogni giorno senza avere un hair stylist che mi segue dal mattino alla sera. Non è fantastico?”. “Posso scegliere quella che più riflette come mi sento dentro. Oggi mi vanno i ricci rossi. Il modo in cui mi presento esteriormente è sempre uno specchio di ciò che ho dentro”.
Nonostante sia attualmente una delle artiste internazionali di maggior successo, la cantante 24enne ha poi ribadito che, secondo lei, il glamour non è una questione di denaro. “Una vita piena di stile è abbastanza diversa da una vita di lusso. Io non ho bisogno del lusso. Per anni non ho avuto nulla ma ero comunque piena di glamour. Come lo sono ora”.
fontehttp://celebrity.it.msn.com/index.cfm?objectid=82669
venerdì 23 aprile 2010
parrucca o non parrucca?

Tagli delle star: nuovo look per Jessica Simpson
La bellissima cantante e attrice Jessica Simpson si è mostrata pubblicamente sul suo profilo Twitter con il suo nuovo taglio di capelli. Così come ormai la grandissima parte dei divi di Hollywood, anche Jessica usa i social network come Twitter per comunicare con il mondo intero e tenere informati i numerosi fans sui cambiamenti, sugli umori e perfino sui momenti intimi della vita privata, quasi a dispetto dei paparazzi. Eccola allora comparire con uno splendido taglio di capelli corto, che di certo non fa sfigurare la sua bellezza.
mercoledì 14 aprile 2010
clown con parrucca della Fanep in Romania per far sorridere 150 bambini
clown della Fanep in Romania
per far sorridere 150 bambini
Una missione internazionale per i giocolieri che visitano le corsie della clinica Gozzadini
Una ventina di animatori, clown e giocolieri dell'associazione bolognese Fanep (associaizone famiglie neurologia pediatrica) per una settimana cercheranno di strappare un sorriso a centocinquanta bambini di Odorheiu Secuiesc, città romena della Transilvania, alla casa d'accoglienza San Giuseppe.
Lo slogan dell'iniziativa è "manda un clown a quel paese". Si tratta solo dell'ultima "missione" internazionale del gruppo: nel 2009 sono stati a Mamurras, città albanese a trenta chilometri da Tirana, dopo essere stati in Abruzzo a consolare i bambini nelle tendopoli.
Le trasferte all'estero si aggiungono all'attività quotidiana svolta dai clown all'interno della clinica Gozzadini. Ogni lunedì e giovedì i reparti vengono "invasi" dai volontari del progetto Ospedale creativo della Fanep che, indossando parrucche, nasi rossi e vestiti colorati, animano la giornata dei piccoli pazienti.
fonte http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/04/14/news/i_clown_della_fanep_in_romania_per_far_sorridere_150_bambini-3349971/?ref=rephp
per far sorridere 150 bambini
Una missione internazionale per i giocolieri che visitano le corsie della clinica Gozzadini
Una ventina di animatori, clown e giocolieri dell'associazione bolognese Fanep (associaizone famiglie neurologia pediatrica) per una settimana cercheranno di strappare un sorriso a centocinquanta bambini di Odorheiu Secuiesc, città romena della Transilvania, alla casa d'accoglienza San Giuseppe.
Lo slogan dell'iniziativa è "manda un clown a quel paese". Si tratta solo dell'ultima "missione" internazionale del gruppo: nel 2009 sono stati a Mamurras, città albanese a trenta chilometri da Tirana, dopo essere stati in Abruzzo a consolare i bambini nelle tendopoli.
Le trasferte all'estero si aggiungono all'attività quotidiana svolta dai clown all'interno della clinica Gozzadini. Ogni lunedì e giovedì i reparti vengono "invasi" dai volontari del progetto Ospedale creativo della Fanep che, indossando parrucche, nasi rossi e vestiti colorati, animano la giornata dei piccoli pazienti.
fonte http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/04/14/news/i_clown_della_fanep_in_romania_per_far_sorridere_150_bambini-3349971/?ref=rephp
domenica 4 aprile 2010
RAPINA IMPARRUCCATI A GUASTO 8 MILA EURO IL BOTTNO
Rapina alle poste di Guasto, 8 mila euro il bottino
E' di ottomila euro il bottino della rapina a mano armata compiuta ai danni dell'ufficio postale di Guasto, piccola frazione di Castelpetroso.
L'ufficio è aperto soltanto due volte a settimana, il mercoledì e il sabato mattina. Tre banditi a volto coperto, travisati con parrucche e passamontagna, hanno fatto irruzione nel locale che ospita le poste armati di un fucile a canne mozze e di una pistola. Hanno immobilizzato l'unico dipendente presente e quattro anziani che erano in fila per riscuotere la pensione e si sono fatti consegnare i soldi che erano in cassa, circa 8 mila euro. Quindi hanno preso il telefonino di uno dei clienti per impedirgli di dare l'allarme e si sono allontanati a bordo di un'auto della Polizia municipale di Sant'Angelo in Scala, paese in provincia di Avellino, dove la vettura era stata rubata qualche giorno fa. L'auto è stata ritrovata a Palena, altra frazione di Castelpetroso poco distante da Guasto. Qui probabilmente i tre banditi avevano lasciato l'auto con la quale si sono poi definitivamente allontanati. Inutili le ricerche e i posti di blocco.
E' di ottomila euro il bottino della rapina a mano armata compiuta ai danni dell'ufficio postale di Guasto, piccola frazione di Castelpetroso.
L'ufficio è aperto soltanto due volte a settimana, il mercoledì e il sabato mattina. Tre banditi a volto coperto, travisati con parrucche e passamontagna, hanno fatto irruzione nel locale che ospita le poste armati di un fucile a canne mozze e di una pistola. Hanno immobilizzato l'unico dipendente presente e quattro anziani che erano in fila per riscuotere la pensione e si sono fatti consegnare i soldi che erano in cassa, circa 8 mila euro. Quindi hanno preso il telefonino di uno dei clienti per impedirgli di dare l'allarme e si sono allontanati a bordo di un'auto della Polizia municipale di Sant'Angelo in Scala, paese in provincia di Avellino, dove la vettura era stata rubata qualche giorno fa. L'auto è stata ritrovata a Palena, altra frazione di Castelpetroso poco distante da Guasto. Qui probabilmente i tre banditi avevano lasciato l'auto con la quale si sono poi definitivamente allontanati. Inutili le ricerche e i posti di blocco.
sabato 3 aprile 2010
PARRUCCHE, BARBE,BAFFI CON ...RAPINA
CREMONA - I sei dipendenti, l’addetta alle pulizie e quello alla posta della filiale di piazza IV Novembre a Cremona della Banca Popolare di Milano sono stati tenuti sotto scacco per un’ora, con un coltello puntato contro di loro e i polsi legati. Sbloccate le serrature a tempo di cassaforte e Bancomat i due rapinatori hanno prelevato 120.000 euro in contanti e valuta estera per complessivi 150.000 euro. La rapina è stata messa a segno oggi pomeriggio da due malviventi col volto mezzo nascosto da baffi finti e parrucche. Entrambi calzavano guanti. Anche nella fuga i malviventi si sono dimostrati dei professionisti, facendo perdere ogni traccia.
sabato 20 marzo 2010
Histrionica, Ravennantica 'mette in scena' il teatro delle origini
Dal 20 marzo al complesso San Nicolò si potrà ammirare un notevole corpus di maschere legate ai generi teatrali, che provengono dagli scavi delle antiche città sepolte dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d. C.
Ravenna, 18 marzo 2010 - Mimi e attori. Maschere e coturni. Commedie e tragedie. Edifici monumentali e spettacolari scenografie. RavennAntica ‘mette in scena’ il teatro delle origini, con i suoi personaggi e allestimenti scenici, con le sue architetture e ritualità. Il visitatore potrà ammirare un notevole corpus di maschere legate ai generi teatrali: oggetti che provengono, in particolare, dagli scavi delle antiche città sepolte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo e destinati alla decorazione architettonica di edifici pubblici e di domus.
Si tratta di reperti di grande bellezza, in marmo e terracotta, che riproducono i tipi più rappresentativi dei personaggi del teatro tragico e della commedia. Si intitola ‘Histrionica’, è ospitata nel complesso di San Nicolò (da sabato 20 al 12 settembre) ed è la prima esposizione di questo tipo in Italia settentrionale: Ravenna, con il suo Parco Archeologico, fa da apripista per eventi organizzati su argomenti di ampio respiro, anche in vista dell’ormai imminente apertura del grande Museo Archeologico di Classe.
Ravenna, d’altronde, può essere a pieno titolo palcoscenico di questo evento, perché vanta una grande tradizione teatrale di cui è protagonista sin dall’antichità: una fonte tarda, infatti, relativa ai costumi dei romani, raccontava che «nel circo si comportano come la plebe romana, nel teatro si comportano come il popolo di Ravenna». I reperti sono di grande bellezza e presentano i personaggi, gli attori e l’ambiente del teatro. Il percorso espositivo è suddiviso in cinque sezioni principali: i soggetti teatrali che arredavano la casa romana; la bottega dell’arte, ovvero i modelli originali per la produzione di maschere teatrali; gli edifici teatrali; il teatro romano: la commedia, la tragedia ed i vari personaggi stereotipati protagonisti delle opere; infine, una quinta sezione è dedicata alle origini del teatro, partendo dal mito di Dioniso.
Questi temi sono evocati con statue, mosaici, affreschi, oscilla, maschere, vasi e lucerne. In particolare, il visitatore potrà ammirare un notevole corpus di maschere legate ai generi teatrali. Non si sono purtroppo conservate maschere originali antiche, realizzate in materiali deperibili come la stoffa gessata, il legno o la pelle, corredate da parrucche di lino o di pelo, dotate di un elemento a forma di imbuto posto in corrispondenza della bocca per amplificare la voce. Ma un’ampia documentazione di tutto questo proviene dalle produzioni antiche su marmo e terracotta che saranno esposte in San Nicolò In particolare, il visitatore potrà entrare nella bottega dell’arte di un artigiano di Pompei e osservare da vicino un gruppo di quindici maschere in gesso di duemila anni fa, probabilmente erano i modelli di cui un artigiano si serviva per la realizzazione di esemplari destinati agli attori.
Ravenna, 18 marzo 2010 - Mimi e attori. Maschere e coturni. Commedie e tragedie. Edifici monumentali e spettacolari scenografie. RavennAntica ‘mette in scena’ il teatro delle origini, con i suoi personaggi e allestimenti scenici, con le sue architetture e ritualità. Il visitatore potrà ammirare un notevole corpus di maschere legate ai generi teatrali: oggetti che provengono, in particolare, dagli scavi delle antiche città sepolte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo e destinati alla decorazione architettonica di edifici pubblici e di domus.
Si tratta di reperti di grande bellezza, in marmo e terracotta, che riproducono i tipi più rappresentativi dei personaggi del teatro tragico e della commedia. Si intitola ‘Histrionica’, è ospitata nel complesso di San Nicolò (da sabato 20 al 12 settembre) ed è la prima esposizione di questo tipo in Italia settentrionale: Ravenna, con il suo Parco Archeologico, fa da apripista per eventi organizzati su argomenti di ampio respiro, anche in vista dell’ormai imminente apertura del grande Museo Archeologico di Classe.
Ravenna, d’altronde, può essere a pieno titolo palcoscenico di questo evento, perché vanta una grande tradizione teatrale di cui è protagonista sin dall’antichità: una fonte tarda, infatti, relativa ai costumi dei romani, raccontava che «nel circo si comportano come la plebe romana, nel teatro si comportano come il popolo di Ravenna». I reperti sono di grande bellezza e presentano i personaggi, gli attori e l’ambiente del teatro. Il percorso espositivo è suddiviso in cinque sezioni principali: i soggetti teatrali che arredavano la casa romana; la bottega dell’arte, ovvero i modelli originali per la produzione di maschere teatrali; gli edifici teatrali; il teatro romano: la commedia, la tragedia ed i vari personaggi stereotipati protagonisti delle opere; infine, una quinta sezione è dedicata alle origini del teatro, partendo dal mito di Dioniso.
Questi temi sono evocati con statue, mosaici, affreschi, oscilla, maschere, vasi e lucerne. In particolare, il visitatore potrà ammirare un notevole corpus di maschere legate ai generi teatrali. Non si sono purtroppo conservate maschere originali antiche, realizzate in materiali deperibili come la stoffa gessata, il legno o la pelle, corredate da parrucche di lino o di pelo, dotate di un elemento a forma di imbuto posto in corrispondenza della bocca per amplificare la voce. Ma un’ampia documentazione di tutto questo proviene dalle produzioni antiche su marmo e terracotta che saranno esposte in San Nicolò In particolare, il visitatore potrà entrare nella bottega dell’arte di un artigiano di Pompei e osservare da vicino un gruppo di quindici maschere in gesso di duemila anni fa, probabilmente erano i modelli di cui un artigiano si serviva per la realizzazione di esemplari destinati agli attori.
sabato 13 marzo 2010
giovedì 11 marzo 2010
Il regno del travestimento a New York

Una produzione teatrale fa sempre i conti con le emergenze dell’ultimo minuto. Per questo sono andata a cercare alcuni pezzi di abito e una base per un cappello sulla Broadway all’altezza dell’11th Street.
Qui esiste, da parecchi anni (un record in una città in così rapida evoluzione) “New York Costumes”, vale a dire il paese dei balocchi di chi ama il travestimento.
Il negozio occupa due interi piani, dalla Broadway alla Fourth Avenue, di un edificio dei primi del Novecento. All’interno si trova di tutto: parrucche, cappelli, costumi, nasi, orecchie, occhi, baffi, nei posticci, mazze, ossa, denti, sangue, martelli, pistole, asce, boa di piume di tutti I colori e così via.
Naturalmente è tutto materiale di scena, per uno spettacolo o magari per la parata di Halloween.
La commessa che mi ha visto in mano con un vestito da prete mi ha consigliato di visitare il piano inferiore. Qui i costumi sono a sfondo erotico e chissà che idea si era fatta di me!
A proposito di commessi. Sono tutti vestiti di nero, tipo dark-gothic. Mi sono sempre chiesta se fosse parte di una strategia precisa del negozio o se fosse volontà del proprietario. Ma il giorno credo di aver trovato la risposta alla mia domanda dove aver conosciuto il proprietario anche lui vestito di nero con piercing e anelli stile gotico dappertutto.
mercoledì 10 marzo 2010
PARRUCCHE PERICOLOSE Lombardia/ Milano, vigili sequestrano 5mila giocattoli pericolosi
Milano, 9 mar. (Apcom) - I vigili urbani hanno sequestrato circa 5mila giocattoli pericolosi sprovvisti del marchio "Ce" in un piccolo negozio di via Niccolini, nella Chinatown meneghina. Lo comunica il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato, spiegando che il titolare del negozio è un cittadino di origine cinese che è stato denunciato.
Tra i prodotti sequestrati e destinati a bambini c'erano parrucche con maschere facciali in gomma, spade, palline luminose sonore, aeroplanini, girandole che, a quanto risulta dalle bolle di consegna, provenivano da Napoli.
"E' il sesto blitz della polizia locale nel quartiere - spiega De Corato - che solo una settimana fa aveva sequestrato altri 6mila giocattoli e materiale elettrico contraffatti in un esercizio commerciale di via Giordano Bruno. Dal 2008 è poi la 48/esima operazione contro la criminalità cinese".
Tra i prodotti sequestrati e destinati a bambini c'erano parrucche con maschere facciali in gomma, spade, palline luminose sonore, aeroplanini, girandole che, a quanto risulta dalle bolle di consegna, provenivano da Napoli.
"E' il sesto blitz della polizia locale nel quartiere - spiega De Corato - che solo una settimana fa aveva sequestrato altri 6mila giocattoli e materiale elettrico contraffatti in un esercizio commerciale di via Giordano Bruno. Dal 2008 è poi la 48/esima operazione contro la criminalità cinese".
lunedì 1 marzo 2010
Final Fantasy XIII: evento a Londra per il lancio europeo

In occasione dell’arrivo in Europa dell’ultimo capitolo della serie Square Enix gli autori incontrano i fan nella capitale inglese. Previsti regali per chi si presenta in costume.
Il 9 marzo si avvicina, e Final Fantasy XIII è pronto a debuttare sul mercato europeo. E, al pari di un titolo cinematografico atteso da tempo, lo fa in grande stile con un evento organizzato ad hoc. Appuntamento a Londra il 9 marzo, presso il megastore HMV in Okford Street: lì il produttore Yoshinori Kitase e l’art director Isami Kamikokuryo presenteranno il gioco con una conferenza in cui risponderanno alle domande degli appassionati.
Ma l’evento in sé non sarebbe poi così straordinario, se non fosse arricchito da una proposta accattivante: sono infatti previsti numerosi gadget per i fan che vorranno presiedere all’incontro in cosplay, ovvero travestiti da personaggi dell’ultimo capitolo della serie Square Enix. Le parrucche viola o biondo platino, le armi futuristiche, i vestiti sgargianti daranno ancora più colore a un evento che di per sé assume già una grossa rilevanza. Se avete modo di volare a Londra nel giro di una settimana, e ovviamente se siete appassionati di una saga videoludica che non cade mai nell’oblio, fateci un pensiero: d’altronde i biglietti e gli ostelli non costano così tanto.
torna la principessa Sissi...dalla folta capigliatura

Da ieri sera è la principessa Sissi, avvolta d'abiti e strascichi in raso duchesse. E per presentarla, mica per interpretarla, si è presa la febbre. «Ho fatto tardissimo, l'altra notte, e non sono abituata». Così va, per Cristiana Capotondi. Che sin da bambina, quando per casa la chiamavano Titta (perché la sorella, sebbene più grande, non riusciva a pronunciare il suo nome), aveva una passione per la storia, e il Risorgimento italiano, in scena indossa 15 chili tra diademi e parrucche, e per «viso antico, forse», si è ritrovata ancora una volta, dopo la serie Orgoglio e i Vicerè di Roberto Faenza, a dover impazzire con corsetti e merletti d'epoca. Così stasera, anche, ancora su Raiuno.
Com'è stata, ancora una volta, dura?
«Divertente. E faticoso. La sera ero sfinita. Mi hanno aiutato, però, nell'interpretazione. Li indossi e sei regale, imperiale. Solo che prima di arrivare al risultato che vedrete, abbiamo cambiato in almeno cinque prove costume sul mio corpo almeno altrettanti tessuti, colori, tagli, scollature, acconciature. E anche passare dai 30 anni miei ai 16 di Sissi mica è stato da ridere».
Vienna e Berlino, dove la fiction kolossal da 12 milioni è già andata in onda, l'ha emozionate. Tutti a bocca aperta, sono rimasti.
«Ed era difficile. Lì più che altrove. Avevo l'ombra lunga di Romy Schneider, la protagonista storica, tra il 1955 e il 1957, della trilogia sulla principessa. Ma la Sissi del 2010 va oltre la favola in quel dopoguerra necessaria: indaga con maggior realismo sì sulla fragilità e l'incertezza dell'imperatrice d'Austria, ma ne scruta anche le pieghe ribelli e impegnate. La riscatta, anche. La sua prima notte di nozze, ad esempio: la famiglia vorrebbe origliarla, violarla. Noi, invece, facciamo l'amore in modo romantico. Troviamo una scappatoia, con un'escamotage di sceneggiatura».
Dove la vede, Sissi?
«Nella mia casa. Dove vivo sola da 5 anni. Emozionata: la versione italiana non l'ho ancora vista. Sul set si parlava inglese. Quando io so meglio il francese».
Sapeva ballarlo, il valzer, prima di Sissi?
«Sì, ma non questo viennese, che è un valzer a sinistra. E infatti mi lascio portare dall'imperatore. Sono una novizia, non dovevamo essere perfetti, ma credibilmente innamorati».
E col cavallo, come se l'è cavata? La sovrana d'Austria era una cavallerizza provetta...
«Anche qui, a cavallo sapevo già andarci, ma con la sella all'inglese, non quella femminile. Quindi ho fatto una full immersion d'equitazione al maneggio romano della Farnesina».
L'altra Sissi, Romy Schneider, era amata da Alain Delon e spiata dalla Stasi, i servizi segreti della Germania Est. Lei?
«Non ho né un Alain Delon che m'ama, sfortunatamente, né spie al seguito, fortunatamente. E a pensarci non avrei neanche motivo di preoccuparmi di finire nei fascicoli delle intercettazioni telefoniche che fanno tremare i polsi di alcune ragazze d'oggi».
Dopo il suo fidanzato storico con cui ha condiviso 10 anni, le infatuazioni da set coi colleghi Primo Reggiani e Nicolas Vaporidis, ora ha un imperatore Francesco Giuseppe nella sua vita?
«No, sono single. Ma sto bene. E una cosa l'ho capita: avere rapporti con quelli che fanno il tuo stesso lavoro, e poi quand'è questo, il lavoro, è una follia».
A quasi 30 anni ha in tasca una laurea, premi, copioni d'ogni sorta. E' mai uscita fuori dai binari?
«Passo per giudiziosa. Ma ho fato anche io tardi la sera, ho dormito fuori casa senza dirlo ai miei e beccandomi la mattina dopo la lavata di testa, e ho corso in motorino dentro una notte, forse a fari spenti, per riprendermi il mio fidanzato storico dopo una lite, un tempo. E sono quelle cose che fai a 18 anni e mai più».
E' vero che colleziona scarpe e sogna una scarpiera dove dividerle per colore e tacco?
«Ne ho tantissime. Per lavoro. D'ogni altezza e colore. Ma la vera felicità sono quelle da ginnastica. Le metto ai piedi appena posso. Sono il mio scacciapensieri».
fonte http://www.style.it/vanitypeople/show/tv/2010/02/27/cristiana-capotondi-principessa-sissi.aspx#
parrucche da clown e ...sorrisi
In corsia, per far sorridere i bambini
Le ragazze del Nord Est viste con l'occhio di due scrittori
L’appuntamento è fissato alle quattro di pomeriggio davanti all’ingresso dell’ospedale. È una bella giornata di sole e il corpo bianco e massiccio dell’edificio appare sbalzato contro l’azzurro intenso del cielo. Il traffico della tangenziale è una vibrazione bassa e costante che stordisce un po’. Stefania, il nostro contatto, arriva in bicicletta. Ventiquattro anni, lunghi capelli neri e un sorriso aperto, pieno di ottimismo. Posa sull’asfalto la borsa con gli attrezzi di lavoro, diciamo così, e ci stringe la mano. «Il reparto di pediatria è al sesto piano », dice. «Cominceremo da quello, come sempre». Gli altri volontari arrivano alla spicciolata. Nel giro di pochi minuti si radunano una dozzina di persone. Sono tutti giovani, fra i venti e i trent’anni. Le ragazze appaiono in netta prevalenza. Ognuno di loro porta a tracolla la borsa con parrucche colorate, nasi finti, palle rotonde da fissare sulla punta delle scarpe: il corredo dei clown.
Nonostante la giornata di pieno sole, all’interno del grande atrio dell’ospedale l’atmosfera è quasi notturna: poche vetrate, grandi neon accesi che riverberano riflessi liquidi sul pavimento lucido. Il gruppo dei volontari si dirige verso i bagni. Entrano come ragazzi qualunque, vestiti con jeans e piumini. Pochi minuti dopo ricompaiono trasformati. Grembiuli a pois. Pomelli rossi sulle guance. Grandi, giganteschi occhiali di gomma. E tutta una variegata serie di attrezzi: ombrelli, trombette, palloncini, bacchette magiche. Stefania indossa un mantello giallo a righe nere. «Il mantello-ape» ride. La sua parrucca color fucsia la fa sembrare ancora più giovane. «Il clown è la maschera più piccola del mondo» dice. «Un naso finto e via. Quanto ti travesti, non diventi un’altra persona. Al contrario, diventi chi sei davvero». Raggiungiamo tutti insieme al sesto piano. L’infermiera saluta con un sorriso dalla guardiola. Alle pareti del corridoio ci sono grandi disegni. Bruchi che escono dalla mela, rondini in volo, funghi giganti. Anche poster di tramonti sul mare e paesaggi alpestri. La maggior parte delle stanze hanno le porte aperte. Accanto ai letti dei piccoli ricoverati ci sono padri e madri. Alcuni bambini stanno disegnando o leggendo. Altri hanno un’aria stanca, esausta, che impedisce qualsiasi attività. C’è un libro che tutti dovrebbero leggere a proposito della sofferenza infantile - tutti i fortunati che non ne hanno avuto esperienza diretta. Si intitola Per tutta la notte, del francese Philippe Forest. Lì dentro c’è ogni cosa. I giovani clown si disperdono nel regno della sofferenza più profonda, più ingiusta e inspiegabile. Entrano a coppie nelle stanzette, si avvicinano ai letti. «Bisogna stare molto attenti, quando si entra - dice Stefania -. Bisogna trovare subito la distanza giusta. Né troppo vicini, né troppo lontani. Se vai troppo avanti rischi di disturbare, spaventare. Se resti troppo indietro, rischi di non stabilire alcun contatto. È questione di centimetri ».
Subito il reparto si anima. Palloncini in aria. Suoni di trombette. Battimani. I piccoli malati, dai loro letti, sgranano gli occhi con divertimento. Anche quelli dall’aria più sofferente e provata sorridono. Molti scendono dai lettini, si avvicinano ai clown per prendere il fischietto o il cappello di carta. Alcuni faticano a muoversi, camminare. Vengono aiutati dai genitori, con attenzione infinita. È uno spettacolo che non si dimentica facilmente. Le differenze fra mio e tuo, vicino e lontano sono come abolite. Adesso nel reparto si sente soltanto una voce antica quanto la specie stessa, la voce degli uomini e delle donne che si muovono per andare incontro, offrire aiuto e sollievo a chi non ha difese. «Io lavoro in una pizzeria», dice Angela durante una pausa dello spettacolo. Ha vent’anni, occhiali dalla montatura sottile e cappellino a forma di banana sulla testa. «Sono entrata gruppo due anni fa, in un periodo abbastanza brutto della mia vita. Avevo appena lasciato il mio ragazzo e mi sembrava di girare a vuoto». I suoi modi tranquilli tradiscono una volontà molto forte. Si avverte che l’impegno nel volontariato ha molta importanza per lei. «Si fa un corso di tre giorni per imparare le tecniche dell’improvvisazione e subito si comincia - conclude, bevendo un sorso d’acqua dalla bottiglietta di plastica -. Vengo qui ogni volta che posso». Luciana ha ventinove anni, fisico esile ed aria mite. Lavora come responsabile informatica in un’azienda di stampi. Anche il marito fa parte del gruppo dei volontari, sebbene oggi non sia presente. «All’inizio non riuscivo quasi a dormire, la notte prima delle visite - dice -. Venire qui mi agitava tantissimo! Pensavo di non essere abbastanza brava, abbastanza convincente. Adesso mi sento molto più sicura. Molti bambini mi aspettano, mi buttano le braccia al collo appena entro nella stanza. Io non ho ancora figli, ma è una sensazione magnifica».
In fondo al corridoio appare un medico. Un clown si avvicina, gli mette un cappellino sulla testa. Lui ringrazia sorridendo e scompare in una stanza con la sua cartella gonfia di lastre a radiografie sottobraccio. Un giovane infermiere che spinge un letto montato su rotelle viene ornato con collane di fiori di carta. Anche lui ringrazia con un cenno del capo. Giuliana ha ventisei anni, studia scienze politiche e vuole tentare la strada della diplomazia o delle organizzazioni internazionali. Quando ci avviciniamo, è ancora satura dall’allegria e dall’adrenalina della rappresentazione. «Prima facevo teatro in una compagnia amatoriale - racconta -. Passavamo settimane a provare commedie di Goldoni e Ruzzante. Poi ho scoperto questo impegno. Per me è una prosecuzione dell’esperienza del teatro. Un teatro più vero, se vuoi. Più immediato. Dove gesti e parole provocano reazioni dirette, visibili. E cercano di fare del bene ». Sono passate due ore. Fuori è diventato buio. I clown lasciano il reparto e tornano al pianterreno. Fra poco si cambieranno nei bagni. Parrucche e ombrellini verranno riposti nelle borse, la vita di sempre riprenderà. Nell’atrio dell’ospedale ci sono poche persone. Stefania appare un po’ stanca, come svuotata dalla rappresentazione. Scambiamo le ultime parole prima di salutarci. «Chi è il clown? - dice - Uno che vive nel fiasco. Io, che ho sempre avuto di sbagliare, con il naso finto e la parrucca in testa mi sento più leggera, come liberata». Ci sorride con aria incerta, per capire quanto lontano sia lecito spingersi. «Ho sempre sofferto d’insonnia, fin da quand’ero una ragazzina di quindici anni - dice -. Ma dormo benissimo, dopo che sono stata qui».
fonte http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2010/1-marzo-2010/corsia-far-sorridere-bambini-1602574746568.shtml
Le ragazze del Nord Est viste con l'occhio di due scrittori
L’appuntamento è fissato alle quattro di pomeriggio davanti all’ingresso dell’ospedale. È una bella giornata di sole e il corpo bianco e massiccio dell’edificio appare sbalzato contro l’azzurro intenso del cielo. Il traffico della tangenziale è una vibrazione bassa e costante che stordisce un po’. Stefania, il nostro contatto, arriva in bicicletta. Ventiquattro anni, lunghi capelli neri e un sorriso aperto, pieno di ottimismo. Posa sull’asfalto la borsa con gli attrezzi di lavoro, diciamo così, e ci stringe la mano. «Il reparto di pediatria è al sesto piano », dice. «Cominceremo da quello, come sempre». Gli altri volontari arrivano alla spicciolata. Nel giro di pochi minuti si radunano una dozzina di persone. Sono tutti giovani, fra i venti e i trent’anni. Le ragazze appaiono in netta prevalenza. Ognuno di loro porta a tracolla la borsa con parrucche colorate, nasi finti, palle rotonde da fissare sulla punta delle scarpe: il corredo dei clown.
Nonostante la giornata di pieno sole, all’interno del grande atrio dell’ospedale l’atmosfera è quasi notturna: poche vetrate, grandi neon accesi che riverberano riflessi liquidi sul pavimento lucido. Il gruppo dei volontari si dirige verso i bagni. Entrano come ragazzi qualunque, vestiti con jeans e piumini. Pochi minuti dopo ricompaiono trasformati. Grembiuli a pois. Pomelli rossi sulle guance. Grandi, giganteschi occhiali di gomma. E tutta una variegata serie di attrezzi: ombrelli, trombette, palloncini, bacchette magiche. Stefania indossa un mantello giallo a righe nere. «Il mantello-ape» ride. La sua parrucca color fucsia la fa sembrare ancora più giovane. «Il clown è la maschera più piccola del mondo» dice. «Un naso finto e via. Quanto ti travesti, non diventi un’altra persona. Al contrario, diventi chi sei davvero». Raggiungiamo tutti insieme al sesto piano. L’infermiera saluta con un sorriso dalla guardiola. Alle pareti del corridoio ci sono grandi disegni. Bruchi che escono dalla mela, rondini in volo, funghi giganti. Anche poster di tramonti sul mare e paesaggi alpestri. La maggior parte delle stanze hanno le porte aperte. Accanto ai letti dei piccoli ricoverati ci sono padri e madri. Alcuni bambini stanno disegnando o leggendo. Altri hanno un’aria stanca, esausta, che impedisce qualsiasi attività. C’è un libro che tutti dovrebbero leggere a proposito della sofferenza infantile - tutti i fortunati che non ne hanno avuto esperienza diretta. Si intitola Per tutta la notte, del francese Philippe Forest. Lì dentro c’è ogni cosa. I giovani clown si disperdono nel regno della sofferenza più profonda, più ingiusta e inspiegabile. Entrano a coppie nelle stanzette, si avvicinano ai letti. «Bisogna stare molto attenti, quando si entra - dice Stefania -. Bisogna trovare subito la distanza giusta. Né troppo vicini, né troppo lontani. Se vai troppo avanti rischi di disturbare, spaventare. Se resti troppo indietro, rischi di non stabilire alcun contatto. È questione di centimetri ».
Subito il reparto si anima. Palloncini in aria. Suoni di trombette. Battimani. I piccoli malati, dai loro letti, sgranano gli occhi con divertimento. Anche quelli dall’aria più sofferente e provata sorridono. Molti scendono dai lettini, si avvicinano ai clown per prendere il fischietto o il cappello di carta. Alcuni faticano a muoversi, camminare. Vengono aiutati dai genitori, con attenzione infinita. È uno spettacolo che non si dimentica facilmente. Le differenze fra mio e tuo, vicino e lontano sono come abolite. Adesso nel reparto si sente soltanto una voce antica quanto la specie stessa, la voce degli uomini e delle donne che si muovono per andare incontro, offrire aiuto e sollievo a chi non ha difese. «Io lavoro in una pizzeria», dice Angela durante una pausa dello spettacolo. Ha vent’anni, occhiali dalla montatura sottile e cappellino a forma di banana sulla testa. «Sono entrata gruppo due anni fa, in un periodo abbastanza brutto della mia vita. Avevo appena lasciato il mio ragazzo e mi sembrava di girare a vuoto». I suoi modi tranquilli tradiscono una volontà molto forte. Si avverte che l’impegno nel volontariato ha molta importanza per lei. «Si fa un corso di tre giorni per imparare le tecniche dell’improvvisazione e subito si comincia - conclude, bevendo un sorso d’acqua dalla bottiglietta di plastica -. Vengo qui ogni volta che posso». Luciana ha ventinove anni, fisico esile ed aria mite. Lavora come responsabile informatica in un’azienda di stampi. Anche il marito fa parte del gruppo dei volontari, sebbene oggi non sia presente. «All’inizio non riuscivo quasi a dormire, la notte prima delle visite - dice -. Venire qui mi agitava tantissimo! Pensavo di non essere abbastanza brava, abbastanza convincente. Adesso mi sento molto più sicura. Molti bambini mi aspettano, mi buttano le braccia al collo appena entro nella stanza. Io non ho ancora figli, ma è una sensazione magnifica».
In fondo al corridoio appare un medico. Un clown si avvicina, gli mette un cappellino sulla testa. Lui ringrazia sorridendo e scompare in una stanza con la sua cartella gonfia di lastre a radiografie sottobraccio. Un giovane infermiere che spinge un letto montato su rotelle viene ornato con collane di fiori di carta. Anche lui ringrazia con un cenno del capo. Giuliana ha ventisei anni, studia scienze politiche e vuole tentare la strada della diplomazia o delle organizzazioni internazionali. Quando ci avviciniamo, è ancora satura dall’allegria e dall’adrenalina della rappresentazione. «Prima facevo teatro in una compagnia amatoriale - racconta -. Passavamo settimane a provare commedie di Goldoni e Ruzzante. Poi ho scoperto questo impegno. Per me è una prosecuzione dell’esperienza del teatro. Un teatro più vero, se vuoi. Più immediato. Dove gesti e parole provocano reazioni dirette, visibili. E cercano di fare del bene ». Sono passate due ore. Fuori è diventato buio. I clown lasciano il reparto e tornano al pianterreno. Fra poco si cambieranno nei bagni. Parrucche e ombrellini verranno riposti nelle borse, la vita di sempre riprenderà. Nell’atrio dell’ospedale ci sono poche persone. Stefania appare un po’ stanca, come svuotata dalla rappresentazione. Scambiamo le ultime parole prima di salutarci. «Chi è il clown? - dice - Uno che vive nel fiasco. Io, che ho sempre avuto di sbagliare, con il naso finto e la parrucca in testa mi sento più leggera, come liberata». Ci sorride con aria incerta, per capire quanto lontano sia lecito spingersi. «Ho sempre sofferto d’insonnia, fin da quand’ero una ragazzina di quindici anni - dice -. Ma dormo benissimo, dopo che sono stata qui».
fonte http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2010/1-marzo-2010/corsia-far-sorridere-bambini-1602574746568.shtml
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